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Sequestrati beni immobili riconducibili a Carlo Montella, in carcere per omicidio e associazione di tipo camorristico

Salerno sequestro immobili Carlo Montella

Il Parco Concetta ad Angri

Il Tribunale di Salerno ha emesso un decreto di sequestro nei confronti di svariati beni immobili per oltre due milioni di euro riconducibili a Montella Carlo, detenuto presso la Casa Circondariale di Parma in espiazione di numerose condanne definitive per i delitti di omicidio pluriaggravato continuato, associazione di tipo camorristico, usura, estorsione ed altro. 

I sigilli sono scattati anche per un complesso immobiliare (Parco Concetta), costituito da alcuni appartamenti, garage ed aree non edificate ubicate in Angri ed altra proprietà immobiliare (Villa Concetta) ubicata nel Comune di Sant’Egidio del Monte Albino, nel Salernitano.

Salerno, scatta il sequestro per dei beni immobili di Carlo Montella

L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di una articolata ed approfondita attività investigativa finalizzata alla ricostruzione del profilo di pericolosità sociale di Montella Carlo ed alla individuazione di svariati beni immobili ed altre proprietà riconducibili allo stesso.

Il Tribunale Sezione Riesame e Misure di Prevenzione di Salerno, in presenza dell’accertata pericolosità sociale “qualificata” del proposto desunta da numerose condanne passate in giudicato per gravissimi reati e dall’irrogazione di una precedente misura di prevenzione di carattere personale rimasta ineseguita a cagione dello stato di detenzione del prevenuto, nonché dall’appartenenza del medesimo, in ruolo apicale, al clan camorristico “Tempesta”, gruppo federato della nota organizzazione criminale “Nuova Famiglia”, imperante nell’Agro  Nocerino-Sarnese – ha disposto la confisca di beni immobili e disponibilità economiche riconducibili al Montella, da ritenersi provento delle attività illecite per lungo tempo svolte dal medesimo, atteso che le complesse ed articolate indagini patrimoniali svolte dagli investigatori ed analisti della D.I.A. hanno evidenziato una evidente sproporzione tra il patrimonio e le capacità reddituali del prevenuto e dei suoi familiari.

Né i lunghi periodi di stasi processuale né il tempo trascorso rispetto ai reati commessi hanno impedito agli inquirenti di ricostruire in maniera puntuale il patrimonio di cui il proposto disponeva e la sua provenienza illecita, desunta dal doppio requisito della pericolosità sociale e dell’incapacità reddituale.

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