Il sistema europeo di allerta alimentare rapido (Rasff) ha pubblicato sul suo sito la comunicazione del sequestro di un formaggio manchego proveniente dalla Spagna distribuito anche in Italia.
L’allerta 2110.2017 del 6 dicembre è legata alla presenza di un conservante alimentare non autorizzato, l’acido deidroacetico (DHA).
Nell’avviso però, si parla solo nella voce latte e prodotti lattiero-caseari del “formaggio manchego” senza che siano stati comunicati nè il produttore nè il distributore in Italia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.
Il paese notificante è l’Italia cioè il nostro dicastero della salute. Il Manchego è un formaggio spagnolo a pasta pressata prodotto con latte di pecora di razza Manchega allevata nelle province della comunità autonoma di Castiglia-La Mancia. Mentre l’additivo ( E256) viene utilizzato per prodotti a base di acidi grassi destinati al mercato asiatico, nordamericano e sudamericano, dove è ammesso l’uso alimentare.
L’additivo deidroacetato è una sostanza comunemente usata come conservante e antimicrobico, in prodotti come dentifrici e rivestimenti plastici per formaggi, ma anche come battericida post-raccolta per fragole e altri frutti. Negli ultimi anni il suo impiego è cresciuto nel settore della cosmesi biologica e dei detersivi ecologici, per la sua rapida biodegradabilità.
L’additivo può, però, lasciare residui sulla crosta dei formaggi, che è comunque non edibile. Resta, tuttavia, il dubbio se l’additivo sia in grado o meno di attraversare la crosta e contaminare la pasta del formaggio.
Questa incertezza e alcuni effetti sulla salute riscontrati negli animali dopo un’esposizione prolungata al DHA sono alla base dell’allerta. Tuttavia, ci sono dati validati che testimoniano la sua tossicità a lungo termine sotto il profilo della mutagenicità (tossicità verso DNA e cromosomi) e della tossicità riproduttiva. Per quanto riguarda la mutagenesi, in particolare danneggia in modo irreversibile i geni delle cellule di topo a dosaggi preoccupanti (125 mg/Kg). Per quanto riguarda i disordini riproduttivi, va citata senz’altro la fetotossicità, con effetti sullo sviluppo muscoloscheletrico del feto sia di ratto sia di topo, entrambi a concentrazioni preoccupanti (rispettivamente 600 e 500 mg/Kg). Che cosa significa questo? Dal momento che la tossicità manifestata verso cellule e verso feti di mammiferi potrebbe con buona probabilità essere estesa alle cellule degli esseri umani, come si è visto per buona parte delle materie prime che vengono testate dalle università, tale sostanza dovrebbe essere considerata con sospetto e messa, come tante altre, in condizioni di non nuocere, ossia non usata.