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Adolescenti e suicidio: intervista all’equipe psicologica del Centro Medico San Luca di Battipaglia

Giovani e adolescenti sempre più a rischio, è questo ciò che emerge da recenti dati, secondo i quali, negli ultimi anni sarebbero in forte aumento i comportamenti autolesivi tra gli adolescenti. Un mal di vivere invisibile che attanaglia i nostri giovani, spesso senza che gli adulti possano accorgersene.

I giovani e il suicidio

A tal proposito, ne abbiamo parlato con l’Équipe di Psicologia e Psicoterapia del Centro Medico San Luca, composta da :

Stando a recenti statistiche, sembra che i suicidi e gli atti autolesivi siano tristemente in aumento tra i giovani. Quali potrebbero essere le cause di questo aumento?

Un dato recente conferma il suicidio come principale causa di morte in Europa nella fascia d’età 1524. Tuttavia, sembra che il fenomeno sia ancora sottostimato, rappresentando uno stigma di cui è difficile parlare. L’adolescenza è una fase caratterizzata da aspetti ambivalenti e dicotomici, bassa autostima, problemi di concentrazione, ribellione, confusione.

A far da padrone sono le emozioni travolgenti che spesso l’adolescente non sa gestire. Quando l’intensità del turbamento adolescenziale non trova adeguato contenimento e gli adulti mostrano difficoltà nell’accogliere i vissuti motivi dell’adolescente, si va incontro a un vero e proprio disagio soggettivo che può essere caratterizzato da manifestazioni suicidarie, atti autolesivi e condotte impulsive.

Quali sono le motivazioni reali o presunte che potrebbero portare l’adolescente a pensare o, peggio ancora, a mettere in atto comportamenti autolesivi?

Gli agiti autolesivi sono un fenomeno complesso che chiama in causa l’interazione tra fattori genetici, biologici, psichiatrici, psicologici, ambientali, sociali e culturali. La presenza di questi agiti è associata ad altri disturbi, come per esempio disturbi d’ansia e disturbi depressivi. La scarsa capacità di regolazione emotiva e strategie difensive orientate all’evitamento di situazioni spiacevoli, sono spesso presenti in adolescenti a rischio di agire autolesivo.

Recentemente abbiamo assistito alla comparsa di alcuni giochi sui social network che inducono a comportamenti autolesivi, prima c’è stato Blue Whale, poi Momo, ora Jonathan Galindo. Tutti giochi ‘’malati’’ a cui sono attribuiti suicidi di adolescenti, in che modo però questi giochi portano un adolescente a farsi del male?

In questo sentirsi soli, internet può diventare l’interlocutore privilegiato con il quale l’adolescente si interfaccia. In questo contenitore digitale l’adolescente si sente accolto e riconosciuto, tanto da aderire a tutte le richieste, anche le più pericolose. Il potere attrattivo dei giochi online risiede in quel processo che Bandura ha definito ‘’etichettamento eufemistico’’, ossia l’utilizzo di un linguaggio dolce, fatto di parole rassicuranti che può rendere accettabili anche quei comportamenti che violano il principio di conservazione della specie.

Alcuni in merito a questi fenomeni, hanno avanzato l’ipotesi di precludere l’accesso ai social agli adolescenti. È veramente una scelta necessaria e utile?

Bisogna essere molto attenti alla risposta che si dà, altrimenti si correrebbe il rischio di demonizzare lo strumento tecnologico. Se è vero che l’adolescente può essere incuriosito da contenuti ad alto rischio, è pur vero che vietare l’accesso al mondo social li renderebbe solo più attrattivi. Frenare il naturale desiderio di curiosità e di sperimentazione potrebbe diventare per il ragazzo una fonte di grande delusione con possibile isolamento.

È indispensabile operare una definizione di limiti e regole sull’uso dello strumento digitale, ma soprattutto bisogna favorire il dialogo emotivo, un dialogo sugli interessi dell’adolescente, un dialogo accogliente, dove nulla è proibito o banale.

Quali sono i segnali a cui un adulto deve prestare attenzione?

È bene tener presente e cogliere qualsiasi cambiamento improvviso, comportamentale ed emotivo dell’adolescente. Tra i fattori di rischio elenchiamo: senso di noia prevalente, isolamento, chiusura relazionale, disinvestimento cura personale, calo rendimento scolastico, uso di sostanze.

Affermazioni come: ‘vorrei non essere mai nato ’ oppure ‘mi piacerebbe andare a dormire e non svegliarmi mai più’ sono sempre da considerarsi predittori di comportamenti autolesivi.

Cosa possiamo consigliare a un adolescente che si trova a vivere una situazione di disagio?

Ragazzi e ragazze, ricordate che l’adolescenza è una sfida evolutiva verso la pienezza del vivere. Essere nervosi e insicuri rispetto al passaggio dall’infanzia a una vita adulta può attivare sentimenti di tensione, disagio e ansia. Queste emozioni sono naturali ma possono anche essere amplificate così tanto da divenire quasi una trappola in cui si teme di rimanere bloccati. In realtà, proprio soffocare le emozioni spiacevoli, negando di avere un disagio, può diventare una trappola.

Chiedere aiuto, alla propria famiglia, agli insegnanti o a un esperto nei momenti di forte disagio è la scelta più coraggiosa, nonché il primo passo per affrontare qualsiasi problema.

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