Continuano le indagini per chiarire la provenienza della droga e il giro d’affari dell’agente penitenziario del Carcere di Fuorni a Salerno, arrestato a Battipaglia dopo un inseguimento con carabinieri e finanzieri: secondo le prime informazioni, raccolte dall’odierna edizione del Mattino, la compagna conosceva l’attività illegale del fidanzato.
Salerno, agente penitenziario pusher arrestato: le indagini
Non è stato ancora trasmesso al difensore di Francesco Giugliano, l’agente pusher del Penitenziario che giovedì ha puntato l’arma contro la sua comandante, la convocazione per la convalida dell’arresto. Giugliano ora è detenuto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Al momento risulta solo la nomina al legale di fiducia anche per la compagna Anna Maria Russo, arrestata anche lei nella mattinata di giovedì per detenzione ai fini di spaccio. La donna, ora detenuta nel carcere di Pozzuoli, era consapevole e complice dell’attività illegale del compagno tanto che lui le ha telefonato per dirle di far sparire la droga che avevano in casa e di andare a prenderlo con l’auto. I due infatti vivono nei pressi dell’istituto penitenziario. Lui è originario di Battipaglia ed è proprio lì che avrebbe pensato di fuggire: con tutta probabilità nella fuga ha tentato anche di contattare i parenti.
Il giallo delle schede schermate
Durante la perquisizione presso l’abitazione dei due non sono state trovate tracce di droga ma alcuni smartphone, numerose schede sim e soprattutto buste schermate. È questo il dettaglio, trapelato dalle forze dell’ordine, su cui si sta indagando: si tratta di contenitori con caratteristiche simili a una “gabbia di Faraday”.
Da qualche anno questo dispositivo militare è tornato utile per nuove tecnologie, con la diffusa realizzazione di contenitori con una magliatura in metallo che blocca le emissioni elettromagnetiche. Con queste buste, uno smartphone inserito all’interno, potrebbe eludere i metal detector e altri strumenti di protezione all’interno delle carceri italiane.