Si è conclusa da una settimana, la visitatissima, mostra personale di Erminio Ariano, artista naturalizzato cilentano, inaugurata il 1° agosto in via Patella, arteria dell’incantevole Centro Storico della città di Agropoli. All’esposizione sono state presentate, a rotazione, circa venti opere, che in qualità di ‘testimoni di sconfinata versatilità’ hanno percorso i sentieri della pittura, del collage, dei tessuti, della ceramica, della scultura.
Mostra di Erminio Ariano ad Agropoli
L’artista, da attento conoscitore della lezione picassiana, decostruisce e ricompone l’immagine negando la falsità di uno spazio artificioso. Le sue forme ‘geometrizzanti’, dagli angoli smussati, nel rincorrere la nera solidità della fuga, si incastrano come tessere di un puzzle, le cui regole mutano ad ogni intervallo in altri significati. I colori, accesi e pastosi, modellano trasparenze e velature in corpi metallici, il ‘chiarore’, che nulla ha a che fare con il tecnicismo del passato, plasma in alcune circostanze il luccichio avanguardista del Futurismo italiano.
Sul podio dei pigmenti troviamo il blu, il giallo ocra e le cangianti ‘terrose’ cromie generosamente offerte da Madre Natura. Tinte ‘isolate’ che nel loro alternarsi rendono chiara la visione ‘Quadrigenica’ dell’artista, la sua volontà di esprimere una realtà dai tratti elementari, memore dell’ingenua fanciullezza dei disegni infantili. La pennellata, larga e non sempre uniforme, sposa materiali diversi, acrilici acquarelli smalti stucchi, questi ultimi a volte a filo altre irrompono nello spazio con prepotente voluminosità.
Occhi e mani sono elementi ricorrenti nelle opere di Ariano, i primi, albergati in spazi inusuali, hanno l’arduo compito di sedurre e al tempo smarrire lo spettatore, il quale disorientato, trova rifugio nella rasserenante morbidezza del tratto, riparo sicuro dall’inquietante spigolosità del pensiero. Una linea che avvolge e definisce particolari come la sottigliezza dei femminili fili ‘cigliosi’, la frontalità dei volti spezzata dal profilo di nasi, gli smalti multicolor alle unghie delle mani.
Queste ultime, indisturbate, si muovono, sorreggono, suonano, indicano, stringono. Strumenti visivi e tattili della comunicazione, simboli di un linguaggio comprensibile a tutti, autori di accenti, passioni, paure, emozioni, espressioni che non possono essere né negate né falsate.
I temi affrontati dall’artista migrano tra pagine di leggende mitologiche, avventure letterarie, componimenti musicali e accadimenti storici. Protagonista dei suoi racconti è la figura umana – corpi volti o semplicemente alcune parti di essa-, riconoscibile, malgrado l’abbandono delle rigide proporzioni, con evidente ‘oggettività’. Collage realizzati senza l’ausilio del cavalletto (bensì in posizione orizzontale), che celano fino all’ultimo secondo la reale resa dell’immagine, il cui incanto, meraviglia e stupore, colmano la lunga e trepidante attesa dello sguardo curioso del primo spettatore, il fiero Autore.
L’impiego di disparati supporti, legno, tela, argilla, juta, metallo, carta, ed altro ancora, ampliano la ricerca artistica di Erminio Ariano, il cui fulcro è l’Ironia. Lo scherzo, il gioco (evidenziati anche – e non solo – dall’esperto conoscitore del Rinascimento e dell’Arte Italiana, lo storico dell’arte francese Daniel Arasse “il sorriso non va negato all’immagine”), sono da sempre i solitari espedienti utilizzati nella lotta, avviata in tempi non sospetti, alla grigia monotonia di un’arte volutamente ‘seriosa’!
Nunzia Giugliano