SALERNO. Alluvione a Salerno: la cerimonia di commemorazione, per non dimenticare quel 25 ottobre di 64 anni fa. Il ricordo, le cicatrici di una ferita che mai potrà essere cancellata, commozione e dolore: tutto questo è quanto hanno vissuto tante famiglie che hanno voluto ricordare l’alluvione che ha segnato la storia della città di Salerno.
Ferita e rinascita, dolore e ricostruzione. Salerno, il suo quartiere Mariconda e tante famiglie hanno fatto memoria oggi della tragica alluvione di 64 anni fa, deponendo una ghirlanda di fiori presso il monumento eretto in via Mauri.
L’alluvione
Erano le ore 13 del 25 ottobre ’54 e dal cielo cominciò a cadere la pioggia autunnale di sempre: goccioloni, un primo scroscio. Divenne più intensa alle 17, incessante e spaventosa a mezzanotte. La mattina del 26 ottobre, Salerno e provincia contarono i morti. Era l’alluvione devastante. Ci vollero 45 miliardi di vecchie lire per avviare la lenta ricostruzione ma soprattutto la città pianse le sue 37 vittime. Furono 107 in totale, su tutto il territorio provinciale. La pioggia autunnale era diventata fango, frana e calamità: in ginocchio i rioni di Canalone, Calata San Vito, Annunziata. Danni e lacrime in Costiera Amalfitana, a Cava de’ Tirreni. Da quella ferita profonda è nata una nuova comunità: molte famiglie residenti nel centro storico ed a Canalone si trasferirono nella zona orientale.
Ancora oggi il legame tra Mariconda e il centro storico è fortissimo, viscerale, testimoniato anche da una lapide che fu eretta nel 2014 e che Padre Giovanni D’Andrea, storico parroco di Mariconda, ha ricordato stamattina, alla presenza dell’amministrazione comunale, degli studenti e delle famiglie del quartiere. Ha celebrato Messa in strada, in mezzo alla gente; ha trovato anche lo spunto e la verve per consigliare ai giovani di fare come Dybala della Juventus quando fa gol: “Alzate gli occhi al cielo, alzate le dita, perché ciò che accade nella nostra vita è tutto merito di Dio”.
La cerimonia
Vincenzo Marra, presidente del Comitato per il recupero del monumento delle vittime dell’alluvione, ricorda la terribile alluvione che sventrò Salerno. Dagli eventi del 26 ottobre ’54 nacque la nuova Mariconda, fatta di edilizia popolare e di famiglie assistite dall’arcivescovo Moscato, assistite dal Vicario Raffaele Iuorio, dal parroco, Padre Giovanni D’Andrea. “Ho iniziato con gli alunni – dice Marra -. C’era maltempo un giorno ed a scuola un ragazzo mi disse: Mio nonno quando piove ha paura perchè ha vissuto l’alluvione. Da lì è nata l’idea per l’approfondimento. Padre Giovanni D’Andrea, parroco a Mariconda per 50 anni, ci ha aiutato. Poi abbiamo fondato un comitato. Con la radio fu creata la rete della fratellanza, con il coinvolgimento di migliaia di persone. Chiedo al sindaco Vincenzo Napoli e al governatore Vincenzo De Luca di trasformare questo momento non solo nella commemorazione di un evento luttuoso e delle vittime ma anche come una festa nella quale ospitare tutti i benefattori del tempo. Ho con me la letterina di un bambino che dona insieme al fratellino Pierluigi mille lire per l’acquisto di pantofoline, a beneficio di un altro bambino alluvionato. Un’altra persona invia una schedina al Comune. E’ stata allestita anche una mostra fotografica in ricordo dell’alluvione del 1954″.
Padre Giovanni D’Andrea è stato l’anima e il pilastro della parrocchia di Mariconda, “tirata su 50 anni fa insieme a tante persone di buona volontà – dice il sacerdote – ricordo più di 100 morti e tante persone che avevano perso tutto”. Padre Giovanni si è impegnato, nel 2014, per la ristrutturazione della lapide eretta in ricordo del sessantesimo anniversario dell’alluvione, visitata da Presidenti di Stato e Governi Einaudi, Fanfani, Moro, Colombo.
Assente invece il sindaco Enzo Napoli per sopraggiunti impegni istituzionali, in sua rappresentanza c’era l’assessore comunale Angelo Caramanno. Al suo fianco anche la professoressa Carla Romano, dirigente scolastico dell’IC Rita Levi Montalcini e il professore Mattei, vice preside del Galilei-Di Palo. Il commento dell’assessore: “Questa cerimonia ricorda la memoria, momenti di tristezza e tante famiglie sfollate. Questa è la città che non dimentica. Da un evento tragico che ha lasciato segni e cicatrici, nacque un nuovo quartiere con una nuova comunità, Mariconda, con la sua identità, un suo ruolo, un quartiere cardine e punto di riferimento. Ci sono eventi ma anche mutamenti climatici per i quali dobbiamo attrezzarci cammin facendo. Faccio un esempio: tagliavamo l’erba con eventi programmati ma adesso non è più possibile. Siamo ad ottobre, adesso potremmo andare al mare ma tra due o tre ore potrebbero cambiare le condizioni meteo”.