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Mazzette e appalti truccati, chi è il consigliere regionale Nino Savastano finito ai domiciliari

Chi è il consigliere regionale, Nino Savastano, finito ai domiciliari dopo il blitz al Comune di Salerno? Il consigliere è considerato vicinissimo al governatore della Campania Vincenzo De Luca. Gli indagati sono 29 in totale e sono accusati a vario titolo di turbata libertà degli incanti, induzione indebita, associazione per delinquere ed un caso di corruzione elettorale. A quanto apprende, è indagato anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, per turbativa d’asta.

Chi è il consigliere regionale Nino Savastano finito ai domiciliari

Savastano, consigliere regionale campano del gruppo “Campania Libera – Noi Campani – Psi”, è stato il più votato tra i candidati della lista “Campania Libera”, che prende il nome dal movimento politico fondato dal presidente della Regione Campania.

Il consigliere, candidato nella circoscrizione Salerno (che corrisponde al territorio della provincia salernitana), ha ottenuto 16.587 preferenze. È vicepresidente della Commissione politiche sociali, istruzione, cultura e ricerca scientifica. Tra il 1993 e il 2001, e tra il 2011 e il 2016, Savastano – già condannato per abuso d’ufficio nel giugno del 2008 e poi riabilitato – è stato assessore allo sport e alle politiche sociali del Comune di Salerno, componente delle Giunte comunali guidate dall’allora sindaco di Salerno De Luca, oggi presidente di Regione. Quei voti, stando alle indagini, sarebbero stati ottenuti anche grazie a Fiorenzo Zoccola, amministratore di fatto delle cooperative che nel corso del tempo, tra affidamenti e proroghe, hanno vinto gli appalti per la gestione dei parchi e la manutenzione del verde. L’imprenditore si sarebbe attivato anche oltre i confini di Salerno perché Savastano venisse votato.

Il legame con il presidente della cooperativa e il “sostegno elettorale”

Stando al capo di imputazione Savastano “stabilmente asserviva le funzioni pubbliche agli interessi personali propri e del privata in cambio del sostegno elettorale assicuratogli da Zoccola Fiorenza (arrestato, ndr), garantendo a quest’ultimo l’affidamento degli appalti banditi dal Comune di Salerno aventi ad oggetto servizi pubblici alle società cooperative sociali riferibili al privato e ai suoi sodali. In particolare, Zoccola Fiorenzo a fronte della promessa di procurare a Savastano Giovanni sostegno politico e voti in vista delle elezioni regionali del settembre 2020, otteneva da parte del pubblico ufficiale la promessa dell’aggiudicazione e della proroga degli affidamenti degli appalti di servizi pubblici banditi dal Comune di Salerno, appannaggio esclusivo delle società cooperative gestite dal medesimo ovvero dai suoi sodali”. Nell’ordinanza la gip Gerardina Romaniello definisce il rapporto tra Savastano e Zoccola di “un consolidato accordo corruttivo”.

I fatti

Non c’è solo il nome di Savastano nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dagli investigatori della Mobile, guidata da Marcello Castello. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto i domiciliari anche per Luca Caselli, dirigente del settore ambiente del Comune di Salerno, in pensione da luglio scorso. Misura cautelare in carcere, invece per Fiorenzo Zoccola, presidente di una cooperativa sociale nonché gestore di fatto di diverse altre cooperative che avevano in gestione la manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio del Comune di Salerno, perlopiù verde pubblico e gestione dei parchi. Per altre sette persone è stato disposto il divieto di dimora nel Comune di Salerno: si tratta degli imprenditori di fatto titolari delle cooperative.

I fatti contestati a diverso titolo nell’inchiesta vanno dal 2017 – quando il primo cittadino non era più De Luca – al 2020 e riguardano appalti di manutenzione del patrimonio pubblico dell’importo di circa 200mila euro ciascuno per un totale di 1,6 milioni di euro l’anno attribuiti a otto cooperative ritenute tutte riferibili a Zoccola. Cooperative, che nella maggior parte dei casi, che avrebbero dovuto occupare il 30% dei soci in quanto lavoratori svantaggiati ma che non hanno prodotto – stando alle indagini – i documenti che ne comprovassero l’utilizzo.

Il sistema di affidamento iniziato nel lontano 2002

Sono quelle di Savastano, Zoccola e Castelli le figure principali, secondo il gip, di “un sistema che ha radici lontane nel tempo e che trae linfa vitale dalla partecipazione di esponenti della politica locale che, di tale impianto, si avvantaggiano per scopi personali ed elettorali”, attorno a queste figurane viene delineato l’operato di “altri pubblici funzionari ed esponenti politici i quali a vario titolo, con diverse responsabilità, hanno reso possibile il consolidarsi del monopolio in capo al gruppo imprenditoriale, con reciproci vantaggi”. Le radici sono così lontane che la genesi di questo sistema viene collocata nel 2002 quando dopo due mandati di Vincenzo De Luca, eletto deputato, alla poltrona di primo cittadino arriva Mario De Biase che la ricederà a De Luca nel 2006. Quattro le fasi individuate: dal 2002 al 2007, dal 2007 al 2013, dal 2013 al 2016 e infine dal 2016 in poi.

 

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