Cronaca Salerno, Salerno

Caso Alfieri, la Dervit “garantita” col sistema delle aziende senza requisiti

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Franco Alfieri

La vicenda che ha coinvolto la ditta Dervit, al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto del sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, sembra ruotare attorno a un sistema ben orchestrato dall’ufficio tecnico comunale, in particolare dall’ingegnere Carmine Greco.

Questo sistema sfruttava le Ati (Associazioni Temporanee di Imprese), convocando società che non avevano i requisiti per partecipare alle gare d’appalto, costringendole a raggrupparsi. Queste società, spesso sconosciute, venivano poi scartate a favore della Dervit, che otteneva l’appalto per la pubblica illuminazione da due milioni di euro come riportaato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Arresto Franco Alfieri, il ruolo della Dervit nell’inchiesta

Secondo l’ordinanza, su 18 ditte con i requisiti tecnici necessari, Greco avrebbe convocato le sei meno competitive. Durante l’interrogatorio con la Guardia di Finanza, Greco ha giustificato le sue scelte con la necessità di rispettare criteri di territorialità e la premura di completare i lavori grazie ai fondi regionali disponibili. Tuttavia, l’indagine ha smascherato le sue affermazioni: intercettazioni telefoniche rivelano che Greco seguiva precise indicazioni di Andrea Campanile, braccio destro del sindaco Alfieri, sulle ditte da invitare. Inoltre, Alfieri avrebbe giocato un ruolo attivo nell’aggiudicazione delle gare, chiedendo una perizia di variante per favorire la Dervit e agevolare la propria azienda, Alfieri Impianti.

Dai documenti emerge un tentativo maldestro degli indagati di proteggersi a vicenda, ma le prove dimostrano una stretta collaborazione tra Campanile, Greco e la Dervit, confermata dallo scambio di file relativi a progetti e gare. Un altro personaggio coinvolto, Nicola Aulisio della Co.Ge.A Impresit, interrogato nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta, ha ammesso di non aver partecipato alle gare per la pubblica illuminazione per mancanza di requisiti, nonostante fosse poi risultato vincitore in un altro appalto, anch’esso sotto esame.

Il caso della videochiamata

Parallelamente, non si placano le polemiche riguardanti una presunta videochiamata dal carcere fatta dal sindaco Alfieri attraverso il cellulare di un consigliere comunale del PD, Beniamino Castelluccio, come denunciato dal senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone.

Nonostante il penitenziario neghi l’accaduto e minacci querele, Iannone si dice pronto a difendere la propria azione: “Non ho diffamato nessuno, ho solo esercitato il mio ruolo ispettivo”, afferma il senatore, ribadendo il suo impegno verso la legalità e la giustizia, senza timore delle conseguenze.

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