Sono sempre più numerosi gli italiani che dedicano il loro tempo alla conoscenza del patrimonio artistico nazionale, ai suoi esponenti, nomi importanti come Giotto, Leonardo, Michelangelo, Bernini, Giorgione e tanti altri, ma anche artisti locali. Iniziative come La domenica al Museo (voluta dal MiBACT) e tante altre manifestazioni artistico culturali incrementano ed avvicinano un maggior numero di spettatori ai luoghi d’arte. ‘Uscite fuori porta’ che permettono agli appassionati o ai soli curiosi di conoscere anche le tradizioni popolari di ambienti territoriali (spesso sottovalutati) mediante espressioni visive, musicali e culinarie. Nell’entroterra del salernitano, precisamente nel comune di Campagna, il Museo della Memoria e della Pace, Centro Studi Giovanni Palatucci, complesso monumentale che divide il suo spazio con il Museo Civico Giordano Bruno – posto al secondo piano , e diretto dalla prof.ssa Adriana Maggio, custode del patrimonio etnoantropologico e della collezione di Arte Contemporanea sull’Ambiente-, ha ospitato durante le Giornate Europee del Patrimonio, 2022, alcune tele di Gerardo Marzullo, artista, architetto, che da anni è attivo nel territorio salernitano ed oltre.
Le opere di Marzullo, esattamente Il Viaggio, Il mondo che vorrei e Il Vesuvio, esposte agli occhi di un vasto e variegato pubblico, hanno dialogato, in un confronto diretto, con la documentazione storica e fotografica permanente del Museo. Il caos grafico de Il Viaggio, in cui la linea nera che contorce, avvolge, delimita e numera i soggetti rappresentati (in ricordo delle lunghe file di uomini, donne e bambini dichiarati ‘nullità’ dalla follia di un dittatore senza scrupoli, che con valigie colme di paura e punti di domanda, sono stati obbligati a lasciare le proprie case e i propri affetti, in alto a destra e in basso a sinistra), cattura e guida lo sguardo del fruitore, dissimulando – distogliendolo – dalla vivacità dei colori, toni gialli, arancio e verdi, che accompagnati dall’azzurro e una varietà di rosa, colmano i vuoti bianchi di una speranza di salvezza, simbolicamente evocata da elementi della natura, quali fiori, foglie, grovigli vorticosi di tornado che nella loro dinamicità spazzano via la tristezza. Le tre figure centrali, a ridosso di questi ultimi, in posizione eretta, mutano in catalizzatori di libertà, vibrazioni musicali impossibile da ‘rinchiudere’.
La melodia, la ricerca del suono rientra nelle indagini di Marzullo, un esempio è Il mondo che vorrei, dove le cromie, sono delle forme libere che danno luogo a veri e propri ‘concerti visivi’. In quest’opera è chiaro il riferimento alla teoria dei colori di Wassily Kandinsky, Lo Spirituale nell’arte, in cui veniva esplicata la Nuova Armonia dei Contrasti, contemporaneamente tradotta in musica Atonale dal compositore austriaco, Arnold Schonberg. Quest’ultimo, invitato a partecipare al progetto di Kandinsky e Franz Marc, ossia L’Almanacco, nel saggio per il Der Blaue Reiter, intitolato Il rapporto con il testo, scrive: “Kandinsky e Oskar Kokoschka dipingono quadri per i quali l’oggetto esteriore, materiale, è poco più di uno spunto, di un pretesto per fantasticare in colori e forme e per esprimersi come finora soltanto i musicisti si esprimevano (…) dimostrano che la conoscenza dell’autentica natura dell’arte si va sempre più diffondendo. Con gioia profonda leggo il libro di Kandinsky sullo Spirituale nell’arte, che indica il cammino alla pittura e risveglia la speranza in una non lontana conversione di coloro che continuano a esigere il testo, il contenuto, la materia (…)”.
L’Espressione soggettiva, interiore, spirituale, simbolica, prediletta dal versante tedesco nei primi del Novecento, riecheggia e domina l’opera intitolata Il Vesuvio, in cui Gerardo dimostra come l’elemento oggettivo, in questo caso la forma conica del vulcano, passi in secondo piano, lasciando il campo ai colori. I rossi e i gialli contenuti nella camera magmatica, bloccati nel loro movimento fluido di ascesi dalla spigolosità di cristalli di ghiaccio. Una stella azzurra (il colore spirituale per eccellenza) a otto punte (simbolo dell’infinito) che da sola tiene a bada i ‘bollori’ di una Crosta Terrestre lacerata, minacciosa nei confronti di una usurpazione continua dell’ambiente. La stella, che per Marzullo è una figura retorica -con il compito di risvegliare le coscienze dell’essere umano-, viene riproposta sullo sfondo intenso del giallo, che reso libero di accecare, opporsi, ostacolare le ardenti fiamme (in basso al centro) fa da sipario alla linea di demarcazione tra Terra e Cielo, da sempre irraggiungibile allo sguardo degli uomini, per questo tradotta in termini di ‘Orizzonte’.
Orizzonte, che per Gerardo ha un unico proposito, dare una visione caleidoscopica della realtà, cogliere la ‘mutevolezza’ della transitorietà, raggiungere pensieri che sfuggono al concepibile ‘tradizionale’ ma chiari all’istantaneità di una ‘impressione espressiva’, la stessa che fa di un momento ‘l’Unicità di un frammento’.
Nunzia Giugliano