Eventi e cultura Salerno, Salerno

Il Bangladesh mostrato dall’obiettivo del fotoreporter, Marco Giannattasio

Il salernitano Marco Giannattasio ha allargato gli spazi del MOA di Eboli al territorio del Bangladesh. I suoi scatti immortalano colori, atmosfere, volti, paesaggi campestri e urbani di Dhaka, ed hanno offerto al pubblico la possibilità di entrare nel lontano territorio dell’Asia Meridionale, bagnato dalle trasparenti acque dell’oceano Indiano. Il project di Marco, Gli Schiavi invisibili di Dhaka, dalla complessa e lunga preparazione durata circa un anno, esposto ad Eboli dal 15 al 28 luglio, apre alla sfera antropologica, di cui Giannattasio si mostra un eccellente storyteller, e alla dimensione spaziale, divisa tra i colori asciutti del cemento e delle sterpaglie paludose.

Bangladesh obiettivo Marco Giannattasio

Il fotoreporter, già noto al grande pubblico per l’attenzione rivolta a vite ‘sospese’, precarie, alienate, poste al confine di realtà ‘raziociniche’, presentate nelle istantanee nigeriane, ha direzionato, questa volta, il suo sguardo alla quotidianità di piccole fanciulle, o meglio bambine ‘schiave’ al servizio di donne spietate e dittatrici, mogli di uomini padroni e sessisti. Una routine materializzata in profonde e indelebili cicatrici, segni che ‘deturpano’ piccole ed esili braccine indifese, una quotidianità s-velata da occhi ‘disillusi’ che riverberano lo smarrimento tra i corridoi dell’amaro e aspro sapore adulto, il quale, prosciugato l’etereo candore, alla soglia dello ‘scomodo rossore’ della vergogna, senza alcuno scrupolo, assalta ferocemente altra ‘mercanzia’.

Bangladesh obiettivo Marco Giannattasio

Marco mostra al fruitore anche il rovescio di una medaglia dolorosa, segnato dalla volontà di uomini caritatevoli, come Riccardo Tobanelli (missionario saveriano del ong ASD), che offrono accoglienza, formazione e istruzione a giovanissimi di ogni genere, lasciati per strada o strappati alle grinfie di esseri privi di coscienza, che trovano ritrovano la dignità di esseri umani. Salvati e protetti, non più figure astratte, gli ospiti possono schiudersi a sentieri di ‘normalità’, appuntati in istantanee che riferiscono momenti di leggerezza, trapelati in gesti e danze tradizionali che richiamano all’attenzione ‘sospiranti’ pensieri di un possibile futuro.

Bangladesh obiettivo Marco Giannattasio

Alla sterilità cromatica delle diapositive di paesaggi rurali, lande sterpose e ribelli che fanno da sfondo ad abitazioni di fortuna, si alternano i rossi e gli ocra della capitale, che con un chiaroscuro fortemente contrastato, esaltano e caratterizzano spazi complessi, articolati, saturi di densità atmosferiche ed umane, percepibili nell’assenza del concetto di distanza uomo/uomo – spazio/aria. Luoghi dal respiro breve, brulicanti di persone, cose, mezzi, polvere, dominati dalle immense costruzioni del potere, che giunte dall’occidente hanno trasformato le lancette del tempo ad una vita di fame e miseria, trascorsa in sgabuzzini a lavorare senza sosta, plasmando corpi sofferenti, cavi, mutilati di arti e sorrisi.

Bangladesh obiettivo Marco Giannattasio

Lo storytelling di Marco Giannattasio, mostra senza filtri una realtà esasperata, le sue immagini dettano il focus sul fenomeno dell’invisibilità, sull’emergenza di interrompere il circolo vizioso dei bambini fantasma ceduti/venduti dalle famiglie ridotte in povertà. I ‘domestic helpers’, esposti ad ogni sorta di violenza costretti ad ottemperare ad ogni mansione richiesta, in solitudine, senza istruzione e il più delle volte senza salario, se non un pasto scarso e un pavimento – nel migliore dei casi – come alloggio, per poi essere gettati in strada perché più ‘alti’, o reclutatia lavori industriali, sprovvisti di sorveglianza e sicurezza.

Bangladesh obiettivo Marco Giannattasio

Un reportage duro, forte allo sguardo e all’anima, motivato a non passare inosservato, ad urlare il dolore e l’ingiustizia persistenti di quei paesi ai confini della dichiarata ‘Civiltà Occidentale’.

Nunzia Giugliano

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