Il Pubblico Ministero ha chiesto una condanna a 16 anni di reclusione per un medico all’epoca direttore dell’hospice «Il giardino dei Girasoli» di Eboli accusato dell’omicidio di un malato terminale di 28 anni di Battipaglia, morto per overdose di farmaci. Secondo quanto riportato dall’odierna edizione del Mattino: “Doveva sedarlo e invece ha accelerato il suo decesso”.
Battipaglia, morto malato terminale: chiesta condanna per medico
Si tratta di un’overdose di farmaci. Secondo il pubblico ministero Bianca Rinaldi, che ha richiesto una condanna di 16 anni di reclusione (tenendo conto delle attenuanti generiche) per il dottor Alessandro Marra, accusato di omicidio volontario nei confronti del giovane Carmine Giannattasio, non ci sarebbero dubbi sul fatto che il medico avrebbe «accelerato la morte del 28enne anziché somministrargli una sedazione profonda in attesa del suo ultimo respiro». Durante la requisitoria, presentata ieri davanti ai giudici della Corte di assise di Salerno, il magistrato ha sostenuto che il dottor Marra non avrebbe rispettato le linee guida della procedura medica, che prevedono una sedazione palliativa continua per consentire una morte naturale e senza dolore (gestione del fine vita per un paziente terminale).
Le motivazioni
Per la procedura di morte assistita, oltre al consenso per la sedazione (che il giovane aveva già fornito all’ospedale Meyer di Firenze, da cui era stato dimesso con una prognosi infausta, proprio per sua volontà, per trascorrere gli ultimi momenti di vita con i suoi cari e amici), era necessaria una ricostruzione dettagliata delle modalità di somministrazione dei farmaci. «Inoltre», ha proseguito Bianca Rinaldi, «il consenso deve essere documentato fino alla fine, mentre in questo caso è stato negato sia a Carmine che ai suoi familiari la possibilità di un saluto definitivo. Nel momento in cui iniziava la procedura di sedazione profonda, Marra avrebbe dovuto informare i genitori che Carmine non si sarebbe più svegliato, e che non avrebbe più interagito con loro, interrompendo così il legame con il figlio.»
In realtà, è stato semplicemente comunicato loro: “Non lo facciamo soffrire più”. È vero, come ha affermato il pubblico ministero durante la sua requisitoria, che “il giovane Carmine sarebbe purtroppo deceduto, ma nessuno può prevedere la durata della vita di un malato terminale. La vicenda di Carmine non avrebbe fatto eccezione e, in effetti, il lasso di tempo tra la somministrazione del Midazolam e la morte del ragazzo, avvenuta la mattina del 18 gennaio 2018, è stato estremamente breve”.
La dinamica
Marra, all’epoca direttore dell’hospice «Il giardino dei Girasoli» di Eboli, è accusato dalla Procura di Salerno dell’omicidio di un giovane di Battipaglia, in relazione alla somministrazione di una dose eccessiva di Midazolam. Il medico era tra le persone intercettate nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria riguardante l’hospice ebolitano, in merito alla scomparsa di alcuni farmaci. Dalle intercettazioni, esaminate dal pubblico ministero durante la requisitoria, emerge che la mattina del 18 gennaio 2018, Marra, conversando con un collega dell’unità operativa di medicina del dolore e cure palliative, affermava che «la situazione del ragazzo è ormai irreversibile» e che era necessario «addormentarlo definitivamente».
Carmine Giannattasio non riusciva a respirare bene da diverse ore, nonostante l’ossigeno somministrato dopo la chiamata al 118 effettuata la mattina presto, e si contorceva per il dolore. Il dottor Marra si recò a casa del giovane tra le 8:20 e le 8:30, e dopo circa un’ora, il padre contattò il medico, in lacrime, per informarlo che il figlio era deceduto. Al termine della requisitoria, l’avvocatessa Paola Varuzza, che rappresenta la famiglia del ragazzo scomparso, ha richiamato le conclusioni del pubblico ministero, chiedendo anche un risarcimento e la quantificazione di una provvisionale.
Successivamente, è stato il turno di uno dei difensori di Marra, l’avvocato Michele Tedesco, che ha contestato punto per punto l’accusa, presentando ai giudici una visione completamente diversa riguardo al consenso del ragazzo. Ha citato una serie di conversazioni e documenti risalenti a pochi giorni prima, sottolineando che il giovane, malato, era tornato a Battipaglia il giorno prima della sua morte. Inoltre, ha evidenziato l’assenza di prove scientifiche che dimostrino che l’assunzione di morfina e Midazolam possa causare la morte. Ha quindi chiesto l’assoluzione dell’imputato, sostenendo che il fatto non sussiste o non costituisce reato. L’udienza è stata poi rinviata per l’arringa dell’altro difensore, l’avvocato Leonardo Mastia.