BATTIPAGLIA. Negata dalla Lega Nazionale Dilettanti la possibilità di iscrivere al torneo di Terza Categoria una squadra in onore di Ciro Esposito, il tifoso napoletano vittima della tragedia di Roma dello scorso maggio.
L’idea era venuta a Giuseppe Esposito, già protagonista di altre avventure sportive a Battipaglia (nessun legame di parentela con il tifoso deceduto). Il nome della squadra sarebbe stato “Ciro Esposito” o semplicemente “Ciro Vive”, a dimostrazione che l’iniziativa non era mirata a scopi pubblicitari bensì esclusivamente al ricordo del ragazzo.
Come un fulmine a ciel sereno, la notizia ha spento l’entusiasmo e montato la rabbia in chi fino al giorno prima aveva voluto fortemente dare un segnale al mondo dello sport, ad un calcio fatto d’interessi, scommesse e pubblicità, di scandali e esasperazioni sportive e mediatiche, con tutto ciò che ne comporta.
La “Ciro Esposito” avrebbe avuto l’unico scopo di onorare il ricordo e l’immagine del giovane tifoso napoletano. Il nome della squadra avrebbe raffigurato una speranza in questo mondo calcistico, la speranza che determinate tragedie non si verifichino mai più a tutela di uno sport sano, pulito, e soprattutto senza violenza. Il nome di Ciro non veniva strumentalizzato ma solamente onorato al fine di una giusta e nobile causa, non recepita dalla Lega Nazionale Dilettanti.