È stata pubblicata la relazione semestrale della Dia che spiega quali sono le famiglie di camorra più potenti della provincia di Salerno in relazione ai primi sei mesi del 2023. Quello della provincia di Salerno è un territorio caratterizzato da una “marcata eterogeneità geografica con peculiarità socio-economiche che condizionano anche lo scenario criminale.
La contiguità territoriale con gli ambienti malavitosi delle province di Napoli, Caserta e della vicina Calabria tende a favorire l’influenza degli storici sodalizi mafiosi campani e calabresi con cui i gruppi salernitani, non di rado, stabiliscono rapporti crimino-affaristici.
Accanto ad organizzazioni più strutturate, si assiste all’ascesa di nuovi gruppi emergenti dediti, prevalentemente, allo spaccio di droga e ad attività illecite più tradizionali, quali estorsioni e reati predatori ricorrendo talvolta ad azioni violente”.
Camorra, le famiglie più potenti della provincia di Salerno: il report aggiornato
Nella città di Salerno, le attività di contrasto degli ultimi anni avrebbero documentato la permanenza egemonica del clan D’Agostino malgrado il tentativo di nuovi gruppi emergenti di insinuarsi nei vuoti di potere creati dai provvedimenti restrittivi subiti da esponenti del citato clan. Ciò è quanto sarebbe emerso, in particolare, dall’operazione conclusa dai Carabinieri nel luglio 2022 con l’arresto, nelle province di Salerno, Avellino, Caserta, Chieti e Frosinone, di alcuni soggetti riconducibili al clan Stellato, storico antagonista del clan D’Agostino , accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione
illegale di armi, reati in materia di stupefacenti, riciclaggio, truffa e altro, questi ultimi aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose.
Con riferimento al confinante Comune di Vietri sul Mare, evidenze investigative degli ultimi anni avrebbero documentato l’operatività del clan Apicella, subentrato al già egemone clan Bisogno nel controllo delle locali attività illecite. Queste ultime riguarderebbero, oltre le tradizionali pratiche estorsive e lo smercio di stupefacenti, la gestione abusiva di stabilimenti balneari e l’infiltrazione in attività economiche legali quali i servizi di soccorso stradale e la rimozione e la custodia giudiziale dei veicoli. Il citato clan Bisogno, confermerebbe invece la propria operatività a Cava de’ Tirreni, Comune ubicato tra Salerno e l’Agro nocerino-sarnese. I suoi interessi illeciti riguarderebbero le estorsioni, l’usura e il traffico di stupefacenti perseguiti anche tramite proprie articolazioni tra le quali la famiglia Zullo.
L’attuale pericolosità sociale di alcuni appartenenti al clan Bisogno e, di conseguenza, l’operatività di quest’ultimo, sarebbero stati documentati dal sequestro di beni eseguito dalla DIA di Salerno nel corso del primo semestre 2022 su proposta a firma congiunta del Procuratore Distrettuale di Salerno e del Direttore della DIA, a carico di un soggetto già condannato in via definitiva per associazione mafiosa poiché affiliato al citato clan camorristico. Il provvedimento ablativo ha riguardato diverse attività commerciali nei settori alimentare e della distribuzione di carburanti, nonché rapporti finanziari e altri beni, per un valore complessivo di 1 milione di euro.
La Costiera Amalfitana
I Comuni della Costiera Amalfitana, seppur non palesemente interessati da sodalizi endogeni, non si sottraggono alle mire criminali di gruppi provenienti dalle areelimitrofe. Trai vari, diffusi fenomeni illeciti emergono i delitti in materia di stupefacenti e i reati predatori. L’Agro nocerino-sarnese subisce da sempre l’influenza delle organizzazioni criminali dei clan provenienti dai Comuni vesuviani in ragione della promiscuità territoriale che caratterizza tale area.
Tale condizione spesso favorisce ingerenze da parte di organizzazioni criminali partenopee, come nel caso del clan Cesarano che da Castellammare di Stabia e Pompei estende la propria influenza illecita al territorio di Scafati, ovvero cointeressenze o addirittura commistioni, come nel caso del clan Fezza-De Vivo di Pagani ed il clan Giugliano del vicino Comune di Poggiomarino.
A Battipaglia, il controllo delle attività illecite resterebbe nelle mani dei clan Pecoraro-Renna e De Feo il cui storico antagonismo avrebbe recentemente lasciato spazio a nuove e inedite cointeressenze, segnatamente nel settore del narcotraffico, Significativo, infine, risulta il legame emerso negli ultimi anni tra il clan Pecoraro-Renna ed alcuni sodalizi della provincia di Napoli, in particolare, con i Mallardo di Giugliano in Campania e Cesarano di Pompei. Nel comprensorio dei Comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Pugliano, permarrebbe l’operatività del clan De Feo, recentemente rinvigorito dal ritorno nel territorio di alcune figure apicali.
La situazione in Cilento e Vallo di Diano
Infine, il Cilento costituisce il quarto contesto territoriale della provincia di Salerno ove, allo stato, non emergerebbero evidenze circa la presenza di organizzazioni camorristiche autoctone. Anche per tale area, la peculiare collocazione geografica favorirebbe l’ingerenza di compagini mafiose provenienti da territori limitrofi chela prediligerebbero per infiltrare settori nevralgici dell’economia legale, le amministrazioni pubbliche locali, allo scopo di condizionarne le scelte, e per il reinvestimento di capitali illeciti.
In particolare, il Vallo di Diano si conferma area di interesse per le consorterie mafiose originarie delle province settentrionali della Campania e delle regioni Basilicata e Calabria, mettendo in luce i rapporti esistenti, nella gestione del contrabbando di carburanti, tra gli esponenti della malavita locale e quelli del cartello casertano dei Casalesi.