Nel salernitano l’organizzazione camorristica risulta dotata di una struttura orizzontale. Sono presenti vari gruppi di diverso livello di autonomia e attivi soprattutto nel campo del traffico di droga. La Dia rileva una coagulazione di nuovi clan nella città capoluogo che nelle aree di produzione agricola, ovvero Battipaglia, Eboli, Valle del Sele e agro nocerino-sarnese. A Salerno la scarcerazione di personaggi di spessore legati al clan D’Agostino potrebbe aver favorito una ripresa del ruolo egemonico del gruppo, originario del quartiere Torrione. L’assenza di rigide gerarchie ha dunque avvantaggiato l’espansione del clan avellinese dei Graziano, che ha allargato il proprio raggio d’azione a Bracigliano e Mercato San Severino. In provincia di Salerno si registrano comunque anche infiltrazioni dei Casalesi, in particolare nell’ambito negli appalti, e di alcuni sodalizi del napoletano, come i Fabbrocino e i Falanga. Nell’agro nocerino sarnese, dunque, operano i gruppi camorristici: Sorrentino di Sant’Egidio del Monte Albino, D’Auria Petrosino/Fezza di Pagani, Graziano, a Sarno e Bracigliano, Matrone a Scafati, Mariniello a Nocera Inferiore e Nocera Superiore, Nocera (alias Tempesta) ad Angri, Bisogno e Celentano a Cava dei Tirreni. Nella zona della Valle dell’Irno, si segnala poi l’operosità di un gruppo guidato dalla famiglia Genovese. Nella Piana del Sele, ed in particolare a Bellizzi, infine, viene rilevata la presenza del clan De Feo, mentre a Battipaglia opera il sodalizio Pecoraro/Renna.
Fonte: giornalettismo