Ecco la mappa della camorra in Campania. Quali sono i clan attivi? Quali sono i clan più potenti in Campania? Quali sono le famiglie camorristiche? Ecco le risposte.
Pubblicata la seconda relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, relativa al 2017. Il periodo preso in considerazione è quello che va da luglio a dicembre dello scorso anno.
La criminalità organizzata in Campania
In Campania, la criminalità organizzata di tipo mafioso si conferma come fenomeno caratterizzato da equilibri mutevoli e in continua trasformazione, in ragione di un tessuto delinquenziale più che mai complesso.
Il “sistema camorra”
Rimane, come dato costante, la poliedricità del “sistema camorra”, capace di esprimere dei veri e propri cartelli, come riscontrato per i clan napoletani LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO, che negli anni ‘90 diedero vita all’Alleanza di Secondigliano, ma che da sempre agiscono d’intesa. Lo stesso pluriennale accordo si riscontra per il gruppo dei CASALESI, che fa capo alle famiglie SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI, al quale sono funzionalmente collegati la maggior parte dei clan che operano nella provincia di Caserta. Il sodalizio dei CASALESI, descritto in atti giudiziari come associazione che ha mutuato le caratteristiche delle organizzazioni mafiose di origine siciliana, è tutt’ora vitale, nonostante gli arresti e la collaborazione con la giustizia di elementi di vertice.
Al pari dei descritti cartelli, risultano fortemente strutturati altri sodalizi che, nel tempo, hanno creato dei veri e propri apparati imprenditoriali, in grado di influenzare ampi settori dell’economia, locale e nazionale (giochi, ristorazione, comparto turistico-alberghiero, edilizia, rifiuti), mostrando una resilienza tale da riuscire ad assorbire i continui colpi dello Stato, rimanendo comunque operativi. Pertanto, la rilevanza mediatica che producono i numerosi e gravi episodi criminosi (agguati, sparatorie, intimidazioni), verificatisi soprattutto nella città di Napoli e nell’area a Nord, non deve indurre ad un’analisi della camorra che limiti la lettura del fenomeno alla matrice delinquenziale di “basso cabotaggio”, caratterizzata dallo scontro tra bande rivali, costituite da nuove, giovani leve, prive di caratura criminale.
Al contrario, non devono essere ignorate dinamiche di sodalizi che appaiono assenti e che, al contrario, operando lontano dai riflettori, godono di tutti i benefici tattico-strategici che ne conseguono, specie per quanto attiene l’infiltrazione nell’economia.
La nuova criminalità
Nello stesso capoluogo si rileva la perdurante convergenza tra nuove aggregazioni e storiche organizzazioni della criminalità napoletana. Queste ultime, in particolare, nonostante la detenzione degli elementi di vertice, risultano operative sul territorio di influenza con nuovi asset gestionali, la cui mimetizzazione è frutto di una studiata strategia che, alle dinamiche di violenta contrapposizione, preferisce la gestione di grandi traffici internazionali e la proiezione extraregionale. Quanto descritto vale anche per altri gruppi che operano in provincia (a titolo esemplificativo si citano le famiglie MALLARDO, MOCCIA, POLVERINO, FABBROCINO, GIONTA), tutti dotati di una capacità economica consolidatasi prima nelle zone d’origine, grazie all’indiscusso dominio criminale e successivamente oltre regione, a seguito di una espansione sempre più ramificata.
Per questi ed analoghi sodalizi, la straordinaria ricchezza, accumulata in decenni di gestione di attività illecite, rappresenta uno dei maggiori punti di forza, spesso più della capacità di intimidazione, sia per la possibilità che ne consegue di mantenere le famiglie degli affiliati in difficoltà economiche sia per operare investimenti, insinuandosi in aree all’apparenza scevre da presenze criminali.
In queste zone, gli affiliati ai clan hanno stretto, nel corso del tempo, alleanze mirate a far convergere le migliori esperienze maturate dai singoli gruppi nelle diverse attività illecite, quali traffici di stupefacenti e di merce contraffatta, smaltimento di rifiuti tossici e riciclaggio. Permane il forte interesse per la gestione economica e politico-amministrativa del territorio, attraverso il controllo dei flussi di spesa pubblica, il condizionamento degli appalti e la corruzione degli amministratori.
La camorra nelle istituzioni
La penetrazione nelle Istituzioni ed il condizionamento di interi settori dell’economia – spesso legata a forniture, prestazioni di servizi ed appalti pubblici – sono tra i fattori che maggiormente hanno contribuito a saldarne la presenza sul territorio ed a rafforzarne il potere. L’inserimento nel settore degli appalti si accompagna, secondo precise sinergie di sistema, al condizionamento degli Enti locali, di cui rappresenta un dato inconfutabile lo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, provvedimento che per alcuni Enti territoriali è intervenuto più volte negli anni.
Gli accertamenti svolti dalle Commissioni insediatesi nei comuni per verificare eventuali condizionamenti mafiosi, confermano che le maggiori criticità si rilevano nell’affidamento a consorterie criminali di lavori e servizi pubblici, favorito da un diffuso disordine organizzativo e dalla mancanza di qualunque forma di controllo del territorio e di tutela della legalità, tutti aspetti che agevolano gestioni poco trasparenti e rendono le realtà amministrative locali maggiormente “permeabili” all’azione della criminalità organizzata.
Quella appena descritta è una delle espressioni più sofisticate del “sistema camorra”, cui concorrono, oltre ai menzionati cartelli napoletani (LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO) e casertani (SCHIAVONE, IOVINE, ZAGARIA e BIDOGNETTI), anche sodalizi (come ad esempio i SARNO, i GIULIANO e i MARIANO) che negli anni hanno subito profonde trasformazioni per effetto dell’attività repressiva condotta da Magistratura e Forze di Polizia.
Lo scompaginamento di quest’ultimi sodalizi è spesso degenerato in scontri per la leadership, che in alcuni casi hanno condotto ad una vera e propria implosione delle associazioni criminali. Nei vuoti di potere che si sono determinati si sono inseriti gruppi emergenti, non storicamente radicati sul territorio e privi di una forza economica consolidata.
Sono questi i sodalizi protagonisti, a Napoli, delle cd. “stese”, ritenute indispensabili per affermare la presenza sul territorio, accettando il rischio di colpire ignari passanti e le conseguenze che ne deriverebbero in termini di azioni repressive. Più complessa è la realtà criminale che interessa giovanissimi e che si manifesta con diverse sfaccettature, tutte sintomatiche di una violenza metropolitana diffusa.
Gli scontri tra bande di minori
In alcuni casi si assiste a scontri tra bande di minori, che si consumano nel cuore del capoluogo, durante la cd. movida notturna. Di queste bande, a volte fanno parte rampolli di famiglie criminali che hanno mutuato gli atteggiamenti violenti dai loro genitori, come testimonia un episodio di cui sono stati protagonisti i MASIELLO dei Quartieri Spagnoli ed i FORMICOLA di San Giovanni a Teduccio. Ad agosto, di fronte ad una discoteca di Ischia, un gruppo di giovani di cui faceva parte un esponente della famiglia MASIELLO avrebbe dato vita ad una rissa con un altro gruppo di ragazzi, tra i quali vi era un giovane appartenete ai FORMICOLA.
Poche ore dopo, a Napoli, si è consumata la vendetta, con l’esplosione di diversi colpi di arma da fuoco nei vicoli dove abitano i MASIELLO, da parte di una ventina di giovani a bordo di moto, provenienti dal quartiere dei FORMICOLA. In altri casi, i giovani coinvolti non hanno alcun legame con le organizzazioni criminali, ma la violenza messa in campo è altrettanto esasperata: si richiama, al riguardo, il ferimento con colpi di arma da fuoco di cinque ragazzi, tra cui due minori, il 19 novembre 2017, nel quartiere Chiaia, a seguito di una lite originata da un diverbio scoppiato su un social network tra due gruppi di giovani, uno proveniente dai Quartieri Spagnoli, l’altro da San Giovanni a Teduccio.
Oltre agli scontri tra bande, altro fenomeno caratterizzante sono i gravi episodi di bullismo e rapine, che hanno visto come protagonisti minori, anche questi degenerati in accoltellamenti: nel mese di dicembre, un diciassettenne è stato colpito alla gola ed al torace con un coltello, da un gruppo di giovani, nel tentativo di sottrargli il cellulare: le indagini hanno consentito di individuare alcuni degli aggressori, tra cui figurano dei minorenni.
Gli aspiranti camorristi
I fenomeni descritti sono espressione di un disagio generazionale che interessa giovani, per i quali i modelli criminali proposti dai clan continuano ad esercitare una forte attrattiva, rappresentando un facile strumento per la conquista di potere e ricchezza. Proprio questi giovani rappresentano un bacino inesauribile per le organizzazioni criminali, ove reclutare manovalanza da impiegare per lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni e, in alcuni casi, anche per la consumazione di omicidi.
A questa pletora di “aspiranti camorristi”, si aggiunge la schiera di ragazzi che appartengono a famiglie mafiose e vengono “iniziati”, dagli stessi genitori, ad attività criminali, ancora bambini. Per queste ragioni si è affermata nei Tribunali la tendenza ad adottare provvedimenti di decadenza o limitazione della potestà genitoriale e di collocamento dei minori in strutture esterne al territorio di provenienza, per recidere il legame con i condizionamenti socio-ambientali.
Si tratta di decisioni “forti” che incidono sulla continuità della cultura criminale del clan all’interno del nucleo familiare, tanto da dare vita, in alcuni casi, a reazioni violente, come accaduto nell’aprile del 2016, quando sono stati esplosi colpi di kalashnikov contro una caserma dei Carabinieri di Secondigliano, da parte del reggente del clan VANELLA-GRASSI in risposta all’esecuzione di un decreto di allontanamento temporaneo dei due figli minori dalla casa del boss, considerato negli ambienti camorristici un’offesa senza precedenti.
Per dare maggiore forza alla prassi seguita dai Tribunali, nel mese di ottobre 2017 il Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato una risoluzione per sollecitare il legislatore ad adottare norme di tutela per i minori inseriti in contesti di criminalità organizzata, con interventi proprio su quel tessuto familiare che condiziona, in senso criminale, il percorso di crescita. Le aree a densità mafiosa più alta e qualificata continuano ad essere le province di Napoli e Caserta. Nel capoluogo, dove, come accennato, persiste uno stato di fibrillazione tra gruppi, un ulteriore elemento di destabilizzazione potrebbe derivare da scarcerazioni di elementi di spicco, il cui riproporsi sulla scena criminale ha riacceso vecchi conflitti.
Al riguardo, si cita quanto accaduto nel mese di settembre nel Borgo Sant’Antonio, dove è stato ucciso, dopo pochi mesi dall’uscita dal carcere, un pregiudicato, collegato sia ai GIULIANO sia ai MAZZARELLA, un tempo alleati.
L’omicidio è avvenuto in un’area dove opera un gruppo che fa capo ad un altro pregiudicato legato all’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO, anche lui scarcerato pochi mesi prima e subito datosi alla latitanza. Una latitanza durata solo alcuni mesi, grazie alla cattura, il 25 ottobre 2017, nel territorio del comune di Itri (LT), eseguita da militari dell’Arma dei carabinieri, mentre era in compagnia di un uomo di sua fiducia e di un nipote. Analogamente a quanto accaduto nel napoletano, le operazioni di Polizia e le collaborazioni con la giustizia di affiliati di spicco hanno inciso anche sulle strutture apicali dei clan casertani, rimasti comunque coesi.
Traffico di droga e tabacchi
Per quanto riguarda le attività delittuose, i principali “settori” da cui, a fattor comune, le organizzazioni camorristiche traggono costanti e cospicui profitti continuano ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, il contrabbando di tabacchi lavorati esteri, l’estorsione, l’usura, la commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, lo smaltimento e la gestione dei rifiuti, la contraffazione nonché l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici. La contraffazione, in particolare, distingue l’operatività dei clan camorristici rispetto a quella delle altre associazioni mafiose, sia per il know how acquisito nel creare prodotti falsi, sia per la capacità di commercializzare, attraverso una fitta rete di referenti, la grande quantità di beni che giungono in Campania dai Paesi Asiatici, attraverso il porto di Napoli.
Falsificazione di banconote
L’area napoletana è anche un importante centro per la falsificazione di banconote e documenti. Riguardo a questi ultimi, un collaboratore di giustizia, già elemento di spicco del clan MALLARDO, ha dichiarato, nel recente passato, che attraverso la contraffazione di atti e provvedimenti amministrativi, il clan di riferimento era riuscito a far ottenere in favore di soggetti contigui al gruppo, per circa un decennio, false pensioni di invalidità ed indennità di accompagnamento, con la complicità di dipendenti pubblici infedeli, che si ponevano spontaneamente a disposizione del sodalizio nella prospettiva di essere adeguatamente ricompensati396. Il core business delle organizzazioni camorristiche resta comunque il traffico di sostanze stupefacenti, per la cui realizzazione i gruppi possono contare su solide ed avviate reti di collaborazione, anche all’estero.
Per quanto attiene all’attività di contrasto, il numero delle ordinanze cautelari emesse nel semestre di riferimento rivela una strategia degli apparati investigativi volta non solo a sottrarre ricchezze illecitamente accumulate, attraverso il sequestro di beni, ma anche ad incidere sulle collusioni con amministratori pubblici e sulle infiltrazioni nel mondo imprenditoriale, non solo campano. Particolare rilievo, in tale contesto, assumono le attività di monitoraggio sulle imprese interessate all’assegnazione di appalti pubblici – svolte, tra gli altri, dalla DIA di Napoli nell’ambito dei Gruppi Interforze presso le Prefetture – che confermano il perdurante interesse della camorra per le forniture di calcestruzzo ed il nolo a caldo.
Criminalità a Salerno: le famiglie e i clan della camorra
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo, oltre a confermarsi largamente diffusi, restano tra i principali canali di finanziamento dei gruppi criminali della provincia.
Le attività di contrasto al fenomeno hanno documentato, altresì, l’esistenza di coltivazioni, ancorché non particolarmente estese, di droghe leggere destinate al mercato locale. Inoltre, è stato rilevato un rinnovato interesse da parte di organizzazioni del posto, ancorché non di tipo mafioso, per il contrabbando di sigarette.
La camorra a Salerno
Per quanto concerne la dislocazione dei clan sul territorio, a Salerno, nonostante i passati tentativi ad opera di gruppi emergenti di impossessarsi del controllo delle attività illecite, continua ad essere presente il clan D’AGOSTINO, le cui attività prevalenti sono il traffico di stupefacenti, l’usura, le rapine e le estorsioni. In città si è, tuttavia, registrata una recrudescenza di reati perpetrati da giovani criminali – discendenti da storici pregiudicati – determinati a mantenere il controllo in specifiche zone della città. In tale contesto, la Polizia di Stato, ha concluso, nel mese di novembre, l’operazione “Cricket Sud”, con l’arresto di 17 soggetti, responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Tra gli indagati, il fratello ed un nipote di un esponente di spicco del gruppo D’AGOSTINO.
La camorra a Vietri sul Mare
A Vietri sul Mare è operativa la famiglia APICELLA, per la quale sono stati segnalati interessi nella gestione dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome) e nella gestione abusiva di stabilimenti balneari.
La camorra a Cava de’ Tirreni
A Cava de’ Tirreni si conferma la presenza di esponenti dello storico clan BISOGNO, dedito alle estorsioni in pregiudizio di operatori economici e del gruppo CELENTANO, dedito ad attività di natura estorsiva ed al traffico di stupefacenti.
La camorra a Mercato San Severino
Nell’area di Mercato San Severino, per decenni interessata dalla conflittualità tra i clan CAVA e GRAZIANO di Quindici (AV), è operativa una consorteria criminale facente capo alla famiglia DESIDERIO, originaria di Pagani, che attraverso sodali della zona si è imposta quale referente locale per le attività estorsive e per il traffico di stupefacenti.
La camorra nella Valle dell’Irno: Baronissi, Fisciano e Lancusi
A Baronissi, Fisciano e Lancusi è operativo il clan GENOVESE – influente anche su Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano – dedito alle estorsioni, alle rapine e all’usura. I comuni della Costiera Amalfitana, pur se non manifestamente interessati dalla presenza di sodalizi camorristici, appaiono esposti alle mire della criminalità organizzata, in ragione della forte vocazione turistica che esprimono.
La camorra nell’agro nocerino-sarnese
L’area in argomento risulta anche esposta a reati di tipo predatorio e alle truffe. Nell’agro nocerino-sarnese lo sfaldamento delle vecchie organizzazioni ha generato gruppi minori, autonomi tra di loro. A Nocera Inferiore, ove è confermata l’operatività del clan MARINIELLO, si registra, in particolare, la presenza di alcuni gruppi – guidati da soggetti di spessore già inseriti in sodalizi non più operativi – che sembrano prediligere una strategia più defilata, dedicandosi alla gestione di attività commerciali (bar e sale da gioco) in cui reinvestire i profitti illeciti, lasciando la gestione di altri reati alle nuove leve, spesso al centro di contese per la “spartizione del territorio”.
La camorra a Nocera Inferiore
Sempre a Nocera Inferiore è stata di recente monitorata una rinnovata ingerenza dello storico gruppo PIGNATARO: nel mese di agosto l’Arma dei carabinieri ha eseguito un provvedimento cautelare nei confronti di 4 soggetti, tra i quali il capo clan ed un ex Consigliere comunale, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e corruzione elettorale, nella prospettiva di favorire i sodali del gruppo con delibere urbanistiche e con l’assegnazione di commesse pubbliche.
La camorra ad Angri
Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività del clan NOCERA- alias “i tempesta”. Sembra essersi così creato lo spazio per iniziative criminali di soggetti comunque collegati al citato gruppo, i quali, facendo riferimento ai loro trascorsi delinquenziali, hanno dato vita ad organizzazioni in grado di praticare una capillare attività estorsiva.
La camorra a Pagani
A Pagani si conferma la presenza del clan FEZZA-PETROSINO-D’AURIA, interessato ad iniziative imprenditoriali e di un gruppo facente capo alla famiglia CONTALDO, dedito alla gestione di piattaforme di scommesse clandestine e al gioco d’azzardo illegale online.
La camorra a Sarno
A Sarno sono operativi il clan SERINO (anch’esso con rilevanti interessi nella distribuzione di videopoker, imposti in numerosi esercizi pubblici) ed alcuni esponenti del gruppo GRAZIANO (dediti alle estorsioni e all’infiltrazione negli appalti pubblici mediante ditte collegate), che si proiettano anche sui limitrofi comuni di Siano e Bracigliano. Anche a Sarno si registra la presenza di nuove leve criminali che, senza entrare in contrasto con le altre due organizzazioni, sono dedite al traffico di stupefacenti.
La camorra a San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio
A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio il vuoto di potere camorristico sembra lasciare spazio ad altre consorterie criminali provenienti dalle province di Napoli e Avellino. A queste si aggiungono nuove leve che, pur non essendo contigue a contesti di camorra, operano comunque in modo organizzato.
La camorra a Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara
Anche a Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara si conferma una situazione criminale dagli equilibri mutevoli, in un contesto delinquenziale connotato dall’assenza di una locale consorteria di riferimento. Dopo la disarticolazione dello storico clan SORRENTINO risultano operativi diversi soggetti, alcuni dei quali già inseriti nel predetto sodalizio, altri collegati alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore, dediti al traffico e allo spaccio di stupefacenti.
Il territorio del comune di Scafati, per la sua posizione di confine tra le province di Salerno e Napoli, rappresenta un importante crocevia e punto di contatto per stringere alleanze strategiche tra gruppi criminali operanti a livello interprovinciale, in particolare nel traffico di stupefacenti. Nell’area, dove in passato era egemone il sodalizio LORETO-RIDOSSO, convergono le attività delittuose anche dei clan MATRONE, D’ALESSANDRO, CESARANO e AQUINO-ANNUNZIATA.
Con riferimento ad alcuni elementi di vertice del clan LORETO-RIDOSSO, si richiama l’operazione “Sarastra” condotta, nel recente passato, dalla DIA di Salerno. Dopo un complesso iter giudiziario ed all’esito di un supplemento investigativo, il 22 settembre 2017, il Tribunale di Salerno-Sezione del Riesame ha applicato la custodia cautelare in carcere a carico di un amministratore comunale di Scafati e di uno dei vertici del citato clan LORETO – RIDOSSO. Il provvedimento è stato poi confermato dalla Corte di Cassazione.
La camorra nella Piana del Sele: Campagna ed Eboli
Il contesto criminale della Piana del Sele – interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi – è in fase di rimodulazione. Il comprensorio di Eboli – su cui, fino agli anni ’90, operava in piena egemonia il clan MAIALE – risulta attualmente interessato dall’operatività di piccoli gruppi dediti allo spaccio di stupefacenti, a reati di tipo predatorio e alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”. Nel semestre in esame, è stata registrata una recrudescenza di attentati dinamitardi ed è stata documentata l’ascesa di un sodalizio facente capo alla famiglia D’ALTERIO, operante anche a Campagna.
Non va, infine trascurato, il ritorno sullo scenario criminale di Eboli di esponenti di spicco del clan MAIALE e della famiglia PROCIDA. Sempre ad Eboli, il 20 dicembre, militari dell’Arma dei carabinieri hanno arrestato un latitante affiliato alla famiglia PESCE di Rosarno (RC).
La camorra a Battipaglia, Bellizzi e Pontecagnano
A Battipaglia e Pontecagnano Faiano è presente il sodalizio PECORARO-RENNA, che vive un momento di particolare fervore operativo, attraverso le “nuove leve”. A Bellizzi, in significativa ripresa è il clan DE FEO, i cui capi storici sembrano aver recuperato la guida delle attività illecite (traffico di stupefacenti, estorsioni, riciclaggio), in contrapposizione al clan PECORARO-RENNA.
La camorra in Cilento: Agropoli
Nell’Alto Cilento, in particolare ad Agropoli, si registra la presenza dei MAROTTA, famiglia di nomadi stanziali dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di capitali, ottenuti in prevalenza attraverso l’usura e le rapine in danno di gioiellerie perpetrate su tutto il territorio nazionale.
Nel medesimo territorio si rileva la presenza di elementi del clan FABBROCINO, nonché il ritorno di storici personaggi già inseriti con ruoli di rilievo nella Nuova Camorra Organizzata, in grado di stringere alleanze commerciali e di mutuo soccorso con i clan della provincia di Napoli.
La camorra nel medio e basso Cilento
Nel medio e basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico – ricettiva, fa ritenere verosimile un interesse dei clan nel reimpiego di capitali illeciti. Per quanto attiene alla Valle del Calore, l’unico fenomeno delinquenziale registrato in zona è lo spaccio al minuto di stupefacenti, reperiti presso i vicini comuni di Sala Consilina e Atena Lucana.
La camorra nel Vallo Di Diano
Il Vallo Di Diano, cerniera tra l’alta Calabria, la Campania e la Basilicata, si conferma zona d’interesse per sodalizi criminali di diversa matrice. Sul territorio sono operativi due gruppi criminali, GALLO e BALSAMO, capeggiati da due pregiudicati di spicco della criminalità di Sala Consilina, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di stupefacenti.
Nello specifico, il clan GALLO, dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura, mantiene i contatti con gruppi dell’alto Tirreno cosentino (MUTO di Cetraro e VALENTE-STUMMO di Scalea) e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti. L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, è dedito esclusivamente all’usura, ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati.
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- La relazione semestrale sulla camorra del 2018 ad Avellino: CLICCA QUI
- La relazione semestrale sulla camorra del 2018 – 1: CLICCA QUI
- La relazione semestrale sulla camorra del 2017 – 2: CLICCA QUI
- La relazione semestrale sulla camorra del 2017 – 1: CLICCA QUI
- La relazione semestrale sulla camorra del 2016 – 2: CLICCA QUI
- La relazione semestrale sulla camorra del 2016 – 1: CLICCA QUI
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