Cronaca Salerno, Salerno

Richiesta di giudizio immediato per il sindaco Alfieri e altri cinque indagati

Franco Alfieri arresti domiciliari
Franco Alfieri
Franco Alfieri arresti domiciliari

La Procura di Salerno ritiene che vi sia “l’evidenza della prova in ordine a tutti i reati in contestazione” e che “non sussista pregiudizio per le indagini preliminari“. In virtù di ciò, il sostituto procuratore Alessandro De Vico, con l’avallo del procuratore capo Giuseppe Borrelli e del vicario Luigi Alberto Cannavale, ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari, Valeria Campanile, il giudizio immediato per Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Capaccio Paestum, Alfieri e altri 5 a processo immediato

Il processo, la cui prima udienza è fissata per il 4 febbraio prossimo, vedrà Alfieri e altri cinque indagati rispondere alle accuse senza passare per l’udienza preliminare. Gli altri imputati sono: Elvira Alfieri, sorella del sindaco e rappresentante legale della Alfieri Impianti srl; Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, imprenditori della Dervit Spa; Carmine Greco, funzionario comunale; e Andrea Campanile, membro dello staff del sindaco e suo stretto collaboratore. Tutti gli indagati si trovano attualmente agli arresti domiciliari.

Al centro dell’inchiesta vi è l’accusa di manipolazione delle gare d’appalto relative alla pubblica illuminazione del comune di Capaccio Paestum, che avrebbe favorito l’impresa di famiglia degli Alfieri. Le contestazioni includono la turbativa d’asta per tutti gli imputati; per Alfieri e De Rosa vi è inoltre l’accusa di corruzione, mentre il sindaco deve rispondere anche di falso in atto pubblico. La procura ha presentato, a sostegno delle accuse, un corposo dossier di intercettazioni.

Le accuse contro Franco Alfieri

Secondo la procura, Franco Alfieri sarebbe il “detentore effettivo del potere decisionale” negli appalti pubblici e il “beneficiario delle illecite utilità” derivanti dalle gare. Sarebbe emerso che Alfieri, violando i doveri del suo ufficio, avrebbe garantito alla Dervit Spa l’assegnazione delle procedure negoziate per i lavori di efficientamento energetico della pubblica illuminazione di Capaccio Paestum. Tra le operazioni incriminate, vi sarebbe una perizia di variante da 160.692,26 euro, ordinata dal sindaco tramite il funzionario comunale Carmine Greco, per favorire esclusivamente la Dervit.

In cambio, secondo l’accusa, Alfieri e sua sorella Elvira avrebbero percepito 250.302,60 euro e ottenuto un contratto di subappalto tra la Dervit e la Alfieri Impianti srl. Il contratto, stipulato in base a un accordo tra Alfieri e De Rosa, prevedeva un meccanismo di rivendita di materiali per la pubblica illuminazione con margini gonfiati.

Il ruolo degli altri indagati

Andrea Campanile, stretto collaboratore di Alfieri, viene descritto dagli inquirenti come il “messaggero” del sindaco. Avrebbe trasmesso le direttive agli organi tecnici comunali e ai referenti della Dervit, agevolando il processo di manipolazione delle gare. Tra i suoi interlocutori principali vi era Alfonso D’Auria, procuratore speciale della Dervit, che avrebbe collaborato attivamente per garantire l’assegnazione degli appalti.

Carmine Greco, funzionario comunale, risulta invece coinvolto come progettista della gara, agendo sotto la guida di Alfieri. Avrebbe contribuito alla stesura del progetto presentato dalla Dervit, assicurandone la vittoria.

Gli imputati saranno assistiti da un collegio difensivo composto dagli avvocati Agostino De Caro, Cecchino Cacciatore, Antonello Natale ed Enrico Tedesco. Il processo sarà determinante per chiarire le responsabilità individuali e accertare la veridicità delle accuse mosse dalla procura.

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