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Caso Alfieri, i legali pronti a fare ricorso alla Cassazione

Franco Alfieri arresti domiciliari

Franco Alfieri

I legali dell’ex sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri, sono pronti a fare ricorso alla Cassazione senza dover attendere il Tribunale del Riesame. Lo riporta InfoCilento. Lunedì, il Tribunale della Libertà ha concesso al politico cilentano gli arresti domiciliari, dopo quasi un mese di detenzione (era stato arrestato il 3 ottobre).

Arresto Franco Alfieri, i legali pronti a fare ricorso alla Cassazione

Sono giorni intensi per la difesa di Franco Alfieri e degli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta sugli appalti sospetti a Capaccio Paestum. Lunedì, il Tribunale della Libertà ha concesso al politico cilentano gli arresti domiciliari, dopo quasi un mese di detenzione (era stato arrestato il 3 ottobre). Tuttavia, il Riesame ha respinto il ricorso degli altri indagati, per i quali i domiciliari erano già stati previsti dall’ordinanza del Gip.

Tutti gli indagati hanno la possibilità di appellarsi alla Cassazione, ma la questione si complica a causa dei tempi necessari per ricevere le motivazioni della decisione del Tribunale della Libertà. Queste motivazioni dovrebbero arrivare entro 45 giorni dall’udienza, un periodo considerato eccessivamente lungo, tanto che si potrebbe decidere di rivolgersi agli Ermellini senza attendere le spiegazioni delle scelte dei giudici salernitani.

Le mosse degli avvocati

Gli avvocati intendono contestare nuovamente l’uso delle intercettazioni e le competenze territoriali. In particolare, secondo la difesa, il presunto atto corruttivo al centro dell’inchiesta, ovvero i bonifici della società Dervit a favore della Alfieri Impianti legati a un subappalto per lavori a Battipaglia, si sarebbero realizzati a Torchiara, rientrando quindi sotto la giurisdizione del Tribunale di Vallo della Lucania e non di quello di Salerno. Se questa tesi venisse accettata, l’ordinanza di custodia cautelare sarebbe considerata nulla e gli atti verrebbero trasferiti alla Procura di Vallo della Lucania, con la possibilità di scarcerazione per tutti gli indagati.

Inoltre, i difensori avevano già contestato l’interpretazione delle intercettazioni telefoniche, sostenendo che i contenuti non dimostrerebbero né l’esistenza di un accordo corruttivo né il rischio di inquinamento probatorio. Secondo i legali, le conversazioni sarebbero state estrapolate dal contesto e interpretate in modo parziale, senza considerare gli elementi a favore degli indagati. Anche la Procura, dal canto suo, potrebbe decidere di rivolgersi alla Cassazione, qualora ritenesse inadeguate le decisioni del Riesame. Nei prossimi giorni potrebbero emergere sviluppi significativi.

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