Site icon Occhio Notizie

Caso rifiuti italo-tunisini: assolti due ex ministri africani e funzionari condannati

Caso rifiuti italo-tunisini arrivano condanne assoluzioni

Foto di repertorio

In Tunisia, sono state emesse le sentenze relative all’inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti partiti da Polla, in provincia di Salerno, e arrivati nel porto di Sousse. L’indagine tunisina, che nel 2020 aveva portato al blocco di tre carichi di rifiuti non pericolosi, prosegue ancora in Italia con la fase istruttoria, complicata dall’incendio che lo scorso luglio ha distrutto i rifiuti rimpatriati e stoccati nell’area militare di Persano come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Rifiuti italo-tunisini, arrivano condanne e assoluzioni

La sezione penale della Corte d’appello di Tunisi ha assolto due ex ministri dell’Ambiente, Mustapha Aroui e Chokri Belhassan, dall’accusa di coinvolgimento nell’importazione illegale dei rifiuti. Tuttavia, sono arrivate condanne per altri protagonisti del caso: il titolare dell’azienda importatrice è stato condannato a 20 anni di reclusione, mentre per broker e intermediari le pene variano fino a tre anni. Nessun cittadino italiano risulta coinvolto nelle indagini condotte dalle autorità tunisine.

La vicenda ha avuto origine nell’autunno del 2019, quando un contratto tra un’azienda calabrese e una tunisina è stato successivamente ceduto alla Sra, con sede a Polla, per l’invio di 120mila tonnellate di rifiuti non pericolosi in Tunisia. Tuttavia, durante le ispezioni nel porto di Sousse, le autorità doganali tunisine hanno scoperto che i container contenevano rifiuti domestici di varia natura, e non plastica riciclabile come dichiarato. Tali materiali, provenienti da sedici comuni del Cilento, non avevano subito alcun trattamento preventivo, violando le leggi tunisine e le convenzioni internazionali che vietano l’importazione di rifiuti domestici.

Le indagini

L’inchiesta in Tunisia ha inizialmente preso forma come un’indagine amministrativa, trasformandosi poi in un procedimento penale che ha coinvolto 26 persone, tra cui funzionari doganali e l’ex ministro Aroui, arrestato nel 2020. In parallelo, in Italia, l’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza ha portato all’arresto di dieci persone, tra cui il proprietario della Soreplast e due funzionari regionali.

I container incriminati – tre su quattro spedizioni effettuate – erano stati bloccati nel 2020 dalle autorità tunisine per non conformità ai regolamenti internazionali. Dopo un lungo negoziato tra Regione Campania, Governo italiano e Governo tunisino, i rifiuti sono stati rimpatriati nel 2022 e stoccati a Persano. Tuttavia, a fine luglio di quest’anno, i rifiuti accumulati sono stati distrutti in un incendio, complicando ulteriormente la situazione giudiziaria.

Mentre in Tunisia sono state emesse le sentenze definitive, in Italia la vicenda resta aperta e l’indagine prosegue per accertare tutte le responsabilità.

Exit mobile version