CASTEL SAN GIORGIO. Un impianto di recupero di rfiuti speciali non pericolosi è stato sequestrato dal Noe dei carabinieri di Salerno nel comune di Castel San Giorgio. Dai controlli effettuati è emerso che nell’azienda, senza alcuna autorizzazione, venivano miscelati rifiuti di varie tipologie che poi finivano in un altro impianto situato fuori regione.
Per i Carabinieri l’azienda in questione era legittimata alle sole attività di selezione e cernita manuale dei rifiuti speciali ed urbani lì conferiti. Per poi procedere, successivamente, al trasferimento degli stessi presso ditte appositamente autorizzate a trattamenti meccanici o presso discariche, ma sempre conservando il codice Cer di entrata. Inoltre, durante un controllo stradale ad un autocarro in uso alla società, che trasportava i rifiuti in uscita dall’impianto di Castel San Giorgio e diretto ad un sito di discarica di una regione vicina, i militari dell’Arma ed i tecnici dell’Arpac di Salerno hanno trovato anche materiali di plastica, ferro, imballaggi, rifiuti organici, sfalci e potatura, nonché bustoni in cellophane, chiusi ed ancora integri. Una volta aperti a campione si è scoperto che alcuni di questi bustoni contenevano rifiuti tessili, altri rifiuti urbani indifferenziati ed ulteriori imballaggi in materiali misti, trovati tali e quali a com’erano stati conferiti all’impianto.
Le verifiche successive, così come hanno certificato gli esiti dall’Arpac, hanno permesso di appurare che vi era stata la semplice miscelazione dei rifiuti e la conseguente declassificazione fittizia del codice Cer dei materiali, in assenza di qualsiasi trattamento effettuato sui rifiuti portati all’interno dell’impianto. La Procura della Repubblica ha emesso un’informazione di garanzia a carico del legale rappresentante e gestore della società interessata, nonché del responsabile tecnico dell’impianto di trattamento rifiuti della società, per le violazioni emerse in ordine ai reati previsti dal Codice dell’Ambiente. Infine, il Gip ha proceduto alla nomina di un amministratore giudiziario anche al fine di impedire la chiusura definitiva dello stabilimento e dell’attività d’impresa, con conseguenti ricadute negative sulla gestione economica della compagine e sui relativi livelli occupazionali. Ma con il preciso compito di assicurarne la continuità operativa aziendale, salvo la rimozione delle irregolarità rilevate.