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Fondi pubblici finiti nelle tasche delle cosche: un arresto in Cilento

La manutenzione della rete stradale cittadina, della rete idrica, dell’illuminazione, delle scuole e dei parchi dovevano essere assicurati dai milionari stanziamenti di fondi pubblici confluiti nella Multiservizi spa. Denaro che, piuttosto che essere destinato al soddisfacimento di primari interessi e bisogni della collettività, è finito invece nelle tasche delle cosche. Un vero e proprio piano strategico diretto al controllo della cosa pubblica e all’accaparramento di ingenti profitti “…per far sì che la Multiservizi S.p.a. divenisse uno strumento funzionale al soddisfacimento degli interessi economici della ‘ndrangheta e di alcune famiglie di imprenditori ad essa legate…”.

Fondi pubblici alle cosche

Un fiume di denaro che, attraverso un meccanismo fraudolento, ha favorito società facenti capo a famiglie risultate avere stabili collegamenti con la criminalità organizzata reggina a discapito della collettività. Sono queste le parole che si leggono nelle carte con cui l’Ag procedente ha sussunto l’attività di servizio in esecuzione da parte dei militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria coordinati dalla locale Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri. L’“Ordinanza di applicazione di misura cautelare”, eseguita dai Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria con il supporto operativo dei colleghi di Milano, Siena ed Agropoli, è stata emessa dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Dott.ssa Giovanna Sergi, su richiesta del Procuratore Aggiunto Dott. Gerardo Dominijanni e dispone l’applicazione della misura degli arresti domiciliari nei confronti degli imprenditori reggini:

poiché ritenuti responsabili – a vario titolo e in concorso tra loro – del reato di bancarotta fraudolenta (artt. 110 c.p., 216 comma primo n. 1, 219 commi primo e secondo n. 1, 223 commi primo e secondo n. 2 del R.D. 16.3.1942 n. 267) in quanto, quali titolari di cariche e/o qualifiche societarie, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in tempi diversi, distraevano e dissipavano il patrimonio delle società “Multiservizi S.p.a.” e “Gestione Servizi Territoriale S.r.l.” (G.S.T. S.r.l.) in pregiudizio dei creditori, cagionandone dolosamente il fallimento. Contestualmente è stato eseguito un “decreto di sequestro preventivo d’urgenza e contestuale richiesta di convalida” nei confronti di Pietro Cozzupoli, Michelangelo Tibaldi, Brick srl e della Ingg. Demetrio, Pietro e Domenico Cozzupoli srl – che dispone il sequestro di somme di denaro per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.

L’operazione “Mala Gestio”

Le misure cautelari in esecuzione costituiscono l’epilogo delle indagini condotte dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del locale Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione denominata “Mala Gestio” che hanno consentito di accertare come le vicende fallimentari che hanno colpito le citate società – dichiarate fallite tra il 2014 e il 2015 – ben lontane da contesti di ordinaria decozione, erano invece da ricondursi ad un ingegnoso meccanismo fraudolento che, messo a punto da coloro i quali ricoprivano contemporaneamente cariche sociali nelle due imprese fallite e in altre ditte a favore delle quali venivano svolte le distrazioni di risorse economiche, ha assicurato agli indagati l’accaparramento di ingenti somme di denaro che, liquidate dal Comune di Reggio Calabria (unico finanziatore della Multiservizi di cui deteneva la quota del 51 % del capitale sociale), prima venivano introitate nelle casse della G.S.T. s.r.l. e poi da queste confluivano nelle tasche dei singoli privati.

In particolare, nel 2004 il Comune di Reggio Calabria, previo esperimento di apposita procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del Socio privato, procedeva alla costituzione della “Multiservizi Reggio Calabria S.p.A.”, società mista con capitale pubblico maggioritario – il cui socio privato, detentore del 49% del capitale sociale, era la citata società di scopo G.S.T. S.r.l. – al fine di assicurare le pubbliche attività di

Lo stesso giorno, con la sottoscrizione di un incomprensibile patto parasociale – contrariamente a quanto previsto dall’appena stipulato atto costitutivo e pur essendo il Comune detentore del 51 % del capitale sociale della Multiservizi – il Sindaco Scopelliti di fatto abdicava dal controllo della partecipata, assegnando in via esclusiva tutti i poteri di gestione al socio privato di minoranza G.S.T. S.r.l.. Le risultanze investigative di cui all’operazione “Mammasantissima“, forniscono in parte spiegazione a tale circostanza. In tal senso milita una conversazione censurata in data 14.05.2002, nel corso della quale era proprio Paolo Romeo, destinatario di misura cautelare in quel procedimento penale, nel compiacersi per una possibile vittoria di Scopelliti, a fare riferimento all’appoggio elettorale dell’imprenditore Cozzupoli e di Giuseppe Rechichi (“vince lo stesso – perché c’è Cozzupoli che deve incassare delle somme, che praticamente è in uno stato di bisogno attualmente” mentre “dall’altro c’è Pino che sta partecipando a queste gare per la esternalizzazione”) e quindi proprio degli imprenditori che avrebbero avuto col tempo il controllo della partecipata.

L’arresto a Casal Velino

Nel 2007 le due società, la Multiservizi S.p.a. – nella persona dell’Amministratore Delegato Lauro Mamone (arrestato a Casal Velino) – e la G.S.T. s.r.l. – nella persona dell’Amministratore Delegato Michelangelo Tibaldi – stipulano una convenzione ed un disciplinare per lo svolgimento delle prestazioni previste dal contratto di servizio tra Comune e Multiservizi S.p.a., consistente nella prestazione di generici servizi (studio dei dati e controllo di gestione; progettazioni ed elaborazione di manuali di sicurezza; sviluppo di procedure amministrative, gestionali, di sicurezza; auditing legale, etc.) che la G.S.T. S.r.l. poteva assumere e definire in modo del tutto autonomo ed il cui compenso era determinato a priori – a favore della citata GST – prescindendo del tutto dalla valutazione del costo dei servizi resi, come quota percentuale dei ricavi di Multiservizi.

Tale convenzione si rivelava un utilissimo strumento fraudolentemente predisposto dagli indagati per accaparrarsi ingentissimi e immeritati ricavi che avrebbero svuotato le casse di Multiservizi ai danni del Comune di Reggio Calabria e portato la società partecipata al fallimento. Al riguardo, tra il 2007 e il 2012, Multiservizi ha pagato alla G.S.T., un importo complessivo di € 11.901.400 prevedendo in contabilità il pagamento di ulteriori € 5.848.087. A tal proposito, nel 2007, poco dopo la stipula della predetta convenzione, la G.S.T. s.r.l. era composta ed amministrata – tra gli altri – da Pietro Cozzupoli, legale rappresentante e presidente del c.d.a., Michelangelo Tibaldi, amministratore delegato, Michele Tibaldi e Antonino Rechichi .

Seguendo lo stesso schema fraudolento attuato per la Multiservizi, gli indagati stipulavano tra la G.S.T. e le società – a loro riconducibili – che ne detenevano il capitale sociale (REC.IM S.r.l., Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli s.n.c. e Brick S.r.l.) una serie di contratti di servizi nei quali, a fronte di generiche prestazioni d’opera in favore della G.S.T. s.r.l., erano stabiliti enormi compensi costituiti da una percentuale sui ricavi di quest’ultima, nonché rimborsi spese del tutto avulsi dal reale valore delle prestazioni fornite. Tutti i citati contratti venivano conclusi dal legale rappresentante di G.S.T. s.r.l. Michelangelo Tibaldi, rispettivamente con Antonino Rechichi (per RE.CIM. s.r.l.), con Michele Tibaldi – figlio di Michelangelo – (per BRICK s.r.l.) e Pietro Cozzupoli (per Ingg. Demetrio Pietro Domenico Cozzupoli s.n.c.) assicurando alle imprese ai medesimi riconducibili, tra il 2008 e il 2011, profitti complessivamente pari a € 5.854.974; venivano, inoltre, iscritti in bilancio ulteriori debiti per fatture da pagare per € 3.906.219.

Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno evidenziato il meccanismo criminale messo a punto dagli indagati che, ricoprendo contestualmente cariche all’interno delle società coinvolte, si prodigavano per introitare indebitamente le risorse pubbliche che, attraverso contratti fraudolentemente predisposti, garantivano ai soci di G.S.T., quindi agli indagati, di beneficiare di enormi somme di denaro. A completare il quadro, si riportano le risultanze emerse a carico di alcuni degli odierni indagati nell’ambito di altri procedimenti:

Giuseppe Rechichi, cui erano riconducibili le società G.S.T. S.r.l. e REC.IM. S.r.l. –, che nel 2008 era stato addirittura nominato direttore tecnico di Multiservizi S.p.a. – in seno all’indagine “Astrea” è stato ritenuto personaggio di vertice della cosca “Tegano” e destinatario nel 2011 di provvedimento restrittivo personale per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.. Nel medesimo contesto investigativo, Giovanni Tegano, Carmelo Barbaro e Rosario Giovanni Rechichi sono stati ritenuti responsabili – tra l’altro – di aver fittiziamente attribuito la titolarità della società SICA s.r.l. ai fratelli Antonino Rechichi e Giovanni Rechichi mediante la partecipazione nella società IM s.r.l., che veniva successivamente sottoposta a confisca, unitamente alla SICA s.r.l., anche se le imputazioni formulate nei confronti dei citati germani non trovavano riscontro in sede processuale. Secondo le risultanze d’indagine, la cosca “Tegano”, attraverso la famiglia Rechichi era quindi riuscita ad infiltrarsi e a controllare completamente il flusso di danaro che, dalle casse comunali, affluiva alla Multiservizi infiltrando un loro uomo fidato (Pino RECHICHI) nel ruolo di direttore operativo con ampia capacità decisionale. Altresì, Giuseppe Rechichi emerge con ruolo di spicco anche nell’ambito del procedimento denominato “Gotha“.
MAMONE Lauro, è stato ritenuto essere soggetto vicino alla cosca “Libri” secondo le risultanze dell’operazione “Rifiuti Spa 2” quale responsabile dei reati di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, associazione a delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso e di truffa aggravata.
Nel 2012 la Prefettura di Reggio Calabria, anche alla luce degli elementi emersi nell’ambito delle indagini sopra indicate, tenuto conto che la REC.IM s.r.l. deteneva una parte rilevante del capitale di G.S.T. s.r.l., emetteva interdittiva antimafia nei confronti della G.S.T. s.r.l.. a seguito della quale il Comune di Reggio Calabria deliberava lo scioglimento della Multiservizi Reggio Calabria S.p.a. e la stessa veniva posta in liquidazione. Entrambe le società, tra il 2014 e il 2015, sono state dichiarate fallite. Sono state svolte indagini a carattere economico/patrimoniale, volte all’individuazione del patrimonio finanziario e immobiliare riconducibile ai componenti del suddetto sodalizio e valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, sono state ricostruite le acquisizioni patrimoniali e finanziarie – dirette o indirette – effettuate nell’arco temporale d’interesse, definendo il profilo reddituale e quello patrimoniale degli indagati e dei relativi nuclei familiari. L’azione operativa del Corpo nel caso di specie è finalizzata a sostenere il tessuto economico legale ed a garantire ai cittadini adeguati livelli di vivibilità che sono messi a rischio da servizi pubblici di bassa qualità. Infatti, la lotta agli sprechi di denaro e la conseguente salvaguardia dei bilanci pubblici sono alla base di un efficiente gestione delle risorse, del buon andamento e dell’imparzialità della PA ma costituiscono soprattutto l’argine più forte all’interessamento della criminalità alla gestione della res pubblica.

“E’ un’operazione importante per la citta’ perche’ si da’ conto di quello che e’ successo in quegli anni. C’era un sistema creato per predare le casse di Reggio Calabria“. Cosi’ il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri commenta l’inchiesta che stamani ha portato all’arresto di otto persone per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della societa’ partecipata dal Comune Multiuservizi, avvenuto nel 2014, e della Gst. Negli anni scorsi, la Dda reggina ha coordinato diverse inchieste dalle quali e’ emerso l’infiltrazione nella Multiservizi delle cosche di ‘ndrangheta cittadine.

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