Il 10 dicembre alle ore 18:00 a Salerno, presso Civico 23 Art Space, in occasione dell’uscita del terzo numero della ‘Rivista in scatola’, è stata inaugurata la mostra, Living in the Box, una esposizione antologica che racchiude e narra delle precedenti edizioni della rivista, dal numero zero ad oggi. Evento tributo con cui gli organizzatori, nonché artisti e titolari dell’omonima galleria, Gianni Capacchione, Angelo D’Amato e Rosario Mazzeo, hanno voluto ringraziare tutti coloro, artisti, collezionisti e istituzioni (pubbliche e private), che hanno contribuito al progetto in questione. Le opere, firmate e custodite per ciascun box, nella cifra di ventitré, per una riproduzione limitata di sessanta scatole per numero di edizione, presentano un eterogeneo panorama contemporaneo, fotografia, pittura, collage di immagini e parole, testi poetici, geometrie accarezzate da flussi morbidi ed evanescenti.
La molteplicità delle indagini artistiche conferisce alla mostra un ampio respiro visionario su tematiche singolari e meticolose quali il simbolismo, trattato dall’artista lucano, Pino Lauria, che fa dell’ala una icona di misticismo, confine terreno e celeste, candore materiale e intangibile. Pino, dall’identità stilistica fortemente riconoscibile, percorre sentieri liberi dal conformismo religioso e sociale, le sue sculture polimateriche, così come la fotografia, attraversano e analizzano aspetti quasi sconosciuti perché ‘velati’ da etichette e tradizioni. La sua ricerca, caratterizzata da elementi ricorrenti quali l’ala, appunto, la croce, la nicchia, la corona di spine, l’aureola, il cuore, lo scudo crociato, mette in discussione pensieri oramai radicati nelle memorie dei secoli, spingendo il fruitore a riflettere sulla possibilità di percepire e guardare le cose da un punto di vista diverso, ‘altro’.
L’artista salernitano, Alfredo Raiola, ha invece affrontato il tema della mitologia. La sua opera si presenta come una rilettura contemporanea della Sibilla Delfica di Michelangelo Buonarroti affrescata nella Cappella Sistina agli inizi del Cinquecento. L’immagine, che ripercorre la figurazione della sibilla (ponte di congiunzione tra profezia e umanità), sfidando l’illusionismo pittorico del supporto bidimensionale, emerge dal fondo per penetrare nello spazio circostante. L’andamento vorticoso della struttura in gesso ‘bianco’ – emblema di illibata virtù – accompagna ‘labirinticamente’ il corpo della donna, il quale, smarrito tra intrecci, incroci, matasse – di ‘oscura’ ambivalenza -, viene ‘ricostruito’ dallo sguardo soggettivo e intrigato dello spettatore.
L’esposizione, senza distaccarsi da eventi di cronaca, accoglie anche il contributo dell’artista attivista per la salvaguardia dell’ambiente, Gilda Pantuliano. La salernitana, con la sua opera pone in evidenza l’egoismo imperante del genere umano, intento ad arricchire la sola classe capitalistica a sfavore di un pianeta e la sua famiglia -fauna vegetale e animale-, che gentilmente lo ospita. I grovigli delle reti da pesca, riprodotti da collage digitali, oltre ad alludere alla ghost fishing -fonte di inquinamento marino e mano assassina di milioni di pesci, mammiferi, uccelli, tartarughe e cetacei-, racchiudono anche l’effige del ophtolmos (l’occhio apotropaico dipinto sulla prua delle navi, che nell’Antica Graecia aveva il compito di proteggere l’imbarcazione e il suo equipaggio dalla malasorte), con cui Gilda spera di risvegliare le coscienze umane, ad intervenire e così scongiurare le calamità naturali dovute all’insorgere dei cambiamenti climatici, purtroppo, sempre più frequenti.
Tante le ricerche mostrate in piccolo formato alla galleria Civico 23 di Salerno, un display alternativo focalizzato alla comprensione e alla fruizione del panorama artistico contemporaneo, considerato ancora oggi ‘appannaggio di mediocrità’.
di Nunzia Giugliano