PAGANI. La Dda di Salerno chiede la condanna dei fornitori torresi e boschesi di droga al clan Fezza D’Auria Petrosino di Pagani. Nell’ambito dell’udienza preliminare per l’inchiesta antidroga “Taurania Revenge” presso il tribunale di Salerno, il pm Vincenzo Montemurro ha chiesto 143 anni di reclusione per 23 imputati che erano ricorsi al rito abbreviato. Per altri venti imputati il procedimento prosegue normalmente.
Chiesta la condanna a otto anni di reclusione e 5mila euro di multa ciascuno per il 53enne Sergio Paolo Fattorusso e il 40enne Gioacchino Izzo di Boscoreale, che operavano nel loro comune e del gruppo torrese a otto anni umile euro di multa per il 48enne Nicola Malvone di Torre Annunziata e a cinque anni e 3mila euro per il 39enne Gennaro Pappalardo residente a Poggiomarino, considerati i fornitori di droga del gruppo paganese.
Il pubblico ministero ha chiesto che vengano condannati quelli che sono considerati i luogotenenti nello spaccio di stupefacenti per conto del gruppo: il 34enne Alfonso Cascella di Cava de’ Tirreni a 11 anni di reclusione e 7mila euro di multa), il 28enne Giuseppe De Vivo, il 25enne Daniele Confessore e il 27enne Salvatore Attianese a 10 anni di reclusione e sei mila euro di multa (Attiianese 4.000 euro in più), tutti di Pagani. Continuano il processo, invece, i presunti luogotenenti: il 31enne Mario D’Elia di Nocera Inferiore, il 30enne Andrea De Vivo (fratello di Giuseppe), il 37enne Vincenzo Confessore (fratello di Daniele) e il 26enne Alfonso Pepe questi altri di Pagani.
A processo rimangono anche i capi dell’organizzazione di spaccio: il 36enne Antonio Petrosino D’Auria, figlio del boss paganese Gioacchino “Spara spara”, il 45enne Carmine Barone, il 28enne Francesco Fezza (parente dei Petrosino D’Auria e del ramo Fezza) e Salvatore Pepe tutti di Pagani.
Il pm ha chiesto la condanna per il 36enne Alfonso Pepe (detto “Ninuzziello” e soprannominato “Capa bianca”), il 43enne Giovanni Vicidomini, e il 41enne Giuseppe Pepe 10 anni e 6mila euro; 34enne Mario Tortora a cinque anni di reclusione e 3mila euro di multa; il 37enne Salvatore De Maio, il 47enne Salvatore Gagliardi Granato, il 37enne Alfonso Irace, il 29enne Vincenzo Pepe, il 29enne Ciro Califano tutti di Pagani Pagani e il 29enne Christian Sem, originario di Crotone, residente a Nocera Inferiore a 4anni di reclusione e 2.000 euro di multa. In questa presunta veste era stato chiesto il rinvio a giudizioso anche del 25enne Francesco Desiderio, della 26enne Santina Carmela Esposito, del 47enne Gennaro Napolano, del 26enne Alfonso Pepe, del 38enne Michele Pisciotta, del Gerardo Battaglia, del 34enne Errico Paone, residente a Firenze, del 29enne Gaetano Perrotta di Cava de’ Tirreni, del 29enne Omar Rguibi residente a San Valentino Torio, del 25enne Pasquale Rondino di Nocera Inferiore che proseguono l’udienza preliminare.
Richieste di condanna anche e i collaboratori di giustizia: Vincenzo Greco di Sant’Egidio del Monte Albino, Gerardo Baselice e Domenico Califano di Pagani a sei anni di reclusione e 2000 euro di multa) mentre Alfonso Greco (figlio di Vincenzo) di Sant’Egidio del Monte Albino continua l’udienza preliminare.
Il clan Fezza-D’Auria Petrosino ormai si comportava come una holding criminale, abbandonando anche lo spaccio minuto, lasciato ai pusher. Il sistema consolidato e che andava avanti dal 2008, prevedeva che il clan e per esso i capi, Antonio D’Auria Petrosino e il cognato Francesco Fezza, acquistassero cocaina, hashish e skunk dai canali di rifornimento a Torre Annunziata a e Boscoreale. La droga poi veniva ceduta “in appalto” a vari pusher o loro organizzazioni. Gli spacciatori dovevano pagare lo stupefacente immediatamente e in caso fosse stato sequestrato dalle forze dell’ordine o non pagato dall’acquirente dovevano accollarsi il costo della perdita.