Conca dei Marini e la leggenda delle janare
Come tutti i comuni della costiera amalfitana che racchiudono in sé un mito, una storia, un mistero o una leggenda, anche Conca dei Marini non è da meno: vi narriamo la leggenda delle janare
Storie e leggende su spiriti, folletti, fate e streghe non sono mai mancate e in ogni luogo è possibile scoprirne una, nota e meno nota, che avvolge di un’aura di mistero alcuni posti: il comune di Conca dei Marini, che affaccia sulla divina costiera amalfitana, non poteva essere da meno rispetto alle altre cittadine della costa che pure annoverano miti e leggende su luoghi, monumenti e faraglioni. Ecco perché oggi vi parliamo delle “janare” di Conca.
Chi sono le janare?
Secondo l’etimologia della parola, janara potrebbe derivare dal termine “Dianara”, come si usava indicare in tempi antichi le sacerdotesse dedite al culto della Diana, oppure potrebbe derivare da ‘ianua’ che significa ‘porta’, dato che tradizione voleva che proprio davanti alla porta di casa si dovesse sistemare una scopa o un sacchetto pieno di granelli di sale per far in modo da scacciare via la janara. Secondo la tradizione popolare campana, invece, la janara altri non era che una strega anche se la superstizione contadina afferma che più che streghe fossero degli spiritelli che assumevano sembianze umane e si divertivano a spaventare gli esseri umani apparendo di notte sugli alberi d’ulivo.
Sebbene esistano varie storie sulle origini delle ‘janare’, in realtà, per Conca dei Marini non sono altro che le donne di quei marinai che salpavano da Conca e rimanevano lontani per lunghi periodi: la leggenda vuole che fosse proprio il loro stato di solitudine misto all’estrema rigidità dei costumi dell’epoca, a indurre alcune donne a riunirsi tra loro, indossare delle lunghe camicie da notte e salire sugli alberi. Qui attendevano l’alba per vedere i pescatori rientrare dalla pesca notturna: se alcuni usavano spaventarli, di altri invece miravano ad attirare l’attenzione per conquistarli e giacere con loro. Peccato però, che si trattasse di incontri alla fine non troppo piacevoli per i pescatori che finivano col diventare le vittime sacrificali delle janare.