SALERNO. Opposizioni scatenate dopo la sospensione della sospensione di De Luca. Mentre il presidente designato del Consiglio regionale, Rosa D’Amelio, proprio ieri ha fissato la convocazione della prima seduta del nuovo Consiglio – appuntamento lunedì prossimo alle ore 16, ordine del giorno: presa d’atto della proclamazione degli eletti, elezione del presidente del consiglio regionale, elezione dei componenti dell’ufficio di presidenza, esposizione del programma di governo da parte del presidente della Giunta – il Movimento 5 Stelle e Sinistra al lavoro, da sponde opposte insistono sulla posizione dell’ex sindaco di Salerno: i primi richiamano il decreto di sospensione emesso il 23 gennaio scorso dal viceprefetto di Salerno dopo la condanna di De Luca per abuso di ufficio, e ritengono quel pronunciamento ancora valido; i secondi, invece, ricordano che l’eventuale conferma anche nel merito del provvedimento del Tribunale di Napoli, potrebbe gettare la Campania nel caos amministrativo se poi la Corte Costituzione non dovesse considerare illegittima la legge Severino, e diffidano Renzi a sciogliere il Consiglio prima del 17 luglio per tornare al voto.
La linea dei 5 Stelle è stata espressa dai legali del Movimento campano, Oreste Agosto e Stefania Marchese: «Vincenzo De Luca non può ricoprire alcuna funzione pubblica perchè è ancora vigente un decreto di sospensione emesso il 23 gennaio scorso dal vice prefetto di Salerno dopo la condanna in primo grado per abuso di ufficio a carico dell’ex sindaco di Salerno». Il provvedimento è quello firmato dal vice prefetto di Salerno, Giovanni Cirillo, dopo la condanna per abuso di ufficio emessa in primo grado dal tribunale il 21 gennaio scorso nel processo per la realizzazione di un termovalorizzatore, «ancora vigente in quanto è soggettivo e personale».
Tre giorni dopo quella sospensione, il 26 gennaio, i legali di De Luca presentarono un ricorso al tar di Salerno sollevando una eccezione di incostituzionalità della legge Severino, chiedendo l’emanazione di un decreto monocratico nelle more dell’udienza collegiale; lo stesso giorno del deposito del ricorso, il Tar reintegrò De Luca con un provvedimento cautelare. Il 19 febbraio i legali di De Luca decisero di rinunciare alla discussione di merito del ricorso presentato, perchè la sospensione prefettizia a loro avviso era venuta meno dopo la decadenza pronunciata dal Corte di Appello di Salerno il 3 febbraio per l’incompatibilità di De Luca con la carica di viceministro durante il governo Letta. «Il decreto presidenziale di ieri del tribunale di Napoli – sostiene Agosto – non abilita il presidente a svolgere le sue attività perchè la sospensione per 18 mesi di De Luca è ancora vigente e vale per la sua persona».
Ha poi rincarato la dose il deputato 5 Stelle Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera: «Quella su De Luca è solo una delle prime sentenze. Ho paura che avremo tanti colpi di scena. De Luca liberi le istituzioni regionali e se ne torni a casa, magari a dedicarsi ai nipoti – ha detto il deputato in visita a Casal di Principe rispondendo alle domande dei cronisti – De Luca sta portando le istituzioni campane su un’altalena giudiziaria che potrebbe far sì che tra sei mesi, quando la Consulta si esprimerà sulla Legge Severino lui possa essere di nuovo sospeso facendo rivivere quello che abbiamo vissuto in questi giorni. La Campania non è una regione normale, ci sono 10mila lavoratori dei Consorzi di Bacino che non prendono stipendi da mesi, un problema pazzesco come quello della Terra dei fuochi, una forte disoccupazione, tanti Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche o con gravi problemi di bilancio. Non possiamo permetterci di stare dietro alle udienze giudiziarie per un capriccio del Pd. Non sto facendo una battaglia contro De Luca – ha concluso Di Maio – il Movimento Cinque Stelle vuole che De Luca sia una cittadino libero ma lui se ne vada».
Gli esponenti di Sinistra al Lavoro, assistiti dall’avvocato Arnaldo Miglino, sostengono invece che l’eventuale conferma anche nel merito del provvedimento con cui ieri il Tribunale di Napoli ha congelato la sospensione del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca «potrebbe gettare la Campania nel caos amministrativo e istituzionale, ove la Corte costituzionale non accogliesse le eccezioni sollevate da De Luca in ordine alla illegittimità della legge Severino». La tesi sostenuta da Sinistra al Lavoro è che, in caso di conferma del verdetto nell’udienza fissata per il 17 luglio, quando il Tribunale deciderà se il ricorso di De Luca può essere o meno accolto, «gli atti emanati dal presidente provvisorio (compresi la nomina della giunta e del vice presidente) potrebbero essere considerati invalidi e/o illegittimi da giudici che non dovessero condividere il contenuto del provvedimento emanato dai loro colleghi in base all’articolo 700 del Codice di procedura civile. Infatti – secondo le tesi di Sinistra al lavoro – l’uso di tale articolo per disapplicare una normativa vigente (in questo caso la cosiddetta legge Severino), sospettata di incostituzionalità, non è previsto espressamente ma deriva da una delle diverse interpretazioni delle vigenti disposizioni. Interpretazioni che potrebbero porre nel nulla tutti gli atti nel frattempo emanati dal De Luca». «Per evitare tale rischio – secondo Sinistra al lavoro – il Governo, secondo l’articolo 120 della Costituzione, dovrebbe sciogliere il Consiglio regionale e indire nuove elezioni». A tal fine – conclude la nota – sarà rivolta una diffida al Presidente del Consiglio prima dell’udienza del prossimo 17 luglio.
Intanto l’ex sindaco di Salerno ha rilasciato un’intervista a l’Unità: «La legge Severino è una legge ad personam, stabilisce il privilegio per individui o gruppi miracolati chissà perché. Non è una legge uguale per tutti gli italiani: vale per i sindaci e per i pubblici funzionari e non vale per i deputati, senatori e membri del governo. Ma cosa si aspetta a porre riparo a questa clamorosa incostituzionalità?. Abbiamo scontato le contraddizioni del quadro legislativo nazionale dovute ad aspetti della legge Severino che andavano corretti già da un anno. Qui – ha aggiunto – c’è un ritardo grave del Parlamento. La posizione più equilibrata e saggia l’ha avuta il dottor Raffaele Cantone quando ha provato a far capire a tutti che questa legge ha bisogno di un tagliando, di qualche modifica se non vuole essere smantellata dalla Corte Costituzionale».
E proprio Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, parlando a Voci del Mattino, trasmissione di Radio1 Rai, del caso dell’ex sindaco di Salerno, ha dichiarato: «Continuo a pensare che l’istituto della sospensione sia assolutamente giusto. A chi è condannato anche solo in primo grado, per reati gravi, e l’abuso d’ufficio è ritenuto tale, deve essere impedito, per un certo periodo, di ricoprire cariche. Ma io credo che la legge Severino e in generale le norme sulla trasparenza abbiano bisogno, per cosi dire, di un “tagliando”».
Secondo Cantone «il legislatore non aveva previsto il caso di un candidato che, sospeso ab origine, si candidasse e venisse eletto. E, in assenza di una chiara indicazione normativa, è la giurisprudenza che deve farsi carico di rendere operativa la legge», sottolinea. Tornando alla Severino, «ritengo che pur mantenendo intatto l’impianto della legge, vadano apportate alcune modifiche che ne migliorino l’efficacia. Da questo punto di vista, la parte della Severino che mi preoccupa di più non è questa molto seguita dai media dell’affare De Luca, ma altre norme che sono scritte tecnicamente male. Faccio un esempio: se una amministrazione nomina un dirigente che non ha i requisiti per ricoprire quella carica, la legge prevede che chi ha fatto la nomina non possa più farne per 3 mesi. È una sorta di sanzione interdittiva». La legge, ha spiegato Cantone, non indica chi deve far applicare questo provvedimento, configurando un vero e proprio paradosso: «C’è la pena ma non si sa chi debba renderla esecutiva. Nell’interpretazione delle norme ci si può sforzare di correggere qualcosa ma non ci si può spingere troppo in là non possiamo spingerci, altrimenti si crea di fatto una legge nuova, facoltà che spetta solo al legislatore», conclude Cantone.
(Fonte: la città)