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Credevano fosse un terrorista specializzato in esplosivi. Per i giudici una bravata

SALERNO. Esperto di esplosivi? No, solo un copia e incolla su Facebook. Il salernitano, 39 anni, Vincenzo Giannattasio era finito a processo accusato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo. Credevano fosse un terrorista perché aveva informazioni su come costruire bombe molotov.

Tre anni fa, a maggio, fornì istruzioni su una pagina Facebook, pubblicando un post in cui venivano spiegati la preparazione e l’uso di esplosivi e di armi da guerra. I giudici della Corte d’Assise di Salerno (presidente Allegro) lo hanno assolto perché il fatto non sussiste.

La vicenda giudiziaria parte dalle pubblicazioni di due post dell’imputato sui social network. In particolare sulle sue pubblicazioni sul gruppo di Facebook denominato “Il sindaco di Matera pensa solo ai c… suoi”. È in questo gruppo di circa duemila iscritti che il 12 maggio 2012, Giannattasio pubblica un post dal titolo “Ricette per costruire una molotov, una bomba al napalm e un lanciafiamme”. Un copia e incolla di una descrizione trovata su internet, nulla più, ma quanto basta per mettere in allerta le forze dell’ordine. Nel suo scritto – dice l’accusa – il 39enne salernitano dava “consigli pratici per il confezionamento delle bombe”. I suoi scritti finiscono sotto la lente degli agenti della squadra Mobile di Matera che li gira alla Digos di Salerno. La polizia effettua una perquisizione domiciliare e sequestra il computer del 39enne nel quale trova altri elementi che farebbero pensare alla sua presunta attività eversiva.

Tre giorni dopo il primo post incriminato, il salernitano pubblica un altro scritto in rete che, ad avviso degli inquirenti, presentava “evidente finalità di terrorismo interno”. In particolare, Giannattasio pubblicava l’immagina di una stella a cinque punte, su sfondo rosso, con la scritta Brigate Rosse. Agli inquirenti salta all’occhio soprattutto il commento pubblicato a corredo del simbolo brigatista. Giannattasio scrive: “tic toc, tic toc democrazia vai a fan…”. Inoltre, allega un file audio con i cori intonati durante il processo ai componenti delle Nuove Brigate Rosse.

Il materiale raccolto fa scattare il processo. Il pm Rocco Alfano aveva chiesto due anni di reclusione. L’avvocato Enrico Maria Giovine, difensore di Giannattasio, ha descritto il comportamento del suo cliente come una bravata fatta senza alcuna reale finalità sovversiva. Alla fine, i giudici hanno accolto la sua tesi.

(Fonte: la città di salerno)

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