SALERNO. Il “no” dei giudici al dissequestro del cantiere del Crescente è spiegato in quaranta pagine. Il Tribunale ha rigettato l’istanza dei costruttori Rainone, lasciando i sigilli alla struttura fronte-mare, soffermandosi su alcuni aspetti che ne portarono al fermo dei lavori.
Innanzitutto il presunto mancato rispetto di alcune norme di salvaguardia paesaggistica. E poi la vicenda legata agli oneri concessori per tre milioni di euro. Sull’anomalia sollevata nel corso del procedimento penale, secondo il quale gli oneri dovevano essere a carico della impresa esecutrice dei lavori, ma che invece sono stati pagati dal Comune.
Era il 18 novembre 2013 quando fu data esecuzione all’ordinanza del gip Donatella Mancini: il sequestro preventivo fu disposto per evitare che potessero essere “aggravate o protratte” le conseguenze dei presunti illeciti. Da allora la struttura del Crescente è ferma. La richiesta di dissequestro era stata presentata dagli avvocati Agostino De Caro e Lorenzo Lentini, in forza del nuovo titolo edilizio rilasciato dal Comune dopo il via libera della Soprintendenza. L’atto municipale era arrivato a conclusione di un complesso iter con gli uffici di via Tasso, che aveva portato, oltre che al nulla osta paesaggistico, all’approvazione di un piano attuativo ex novo e all’adozione di una variante per i due sub comparti, producendo per l’area di Santa Teresa una rinnovata disciplina urbanistica.
Ma gli atti prodotti non sono sufficienti, secondo la magistratura, a consentire la ripresa dei lavori proprio per quelle violazioni paesaggistiche che ne decretarono il sequestro due anni fa. Alla rimozione dei sigilli si erano opposti, già a metà giugno, i pubblici ministeri Rocco Alfano e Guglielmo Valenti. Se pur con qualche distinguo, la loro posizione è stata condivisa dal Tribunale (presidente Cantillo in sostituzione dell’infortunato Siani, a latere Sorrentino e Cioffi). La decisione dei giudici mette a serio rischio la chiusura dei lavori in tempi brevi. E sono in tanti a perdere la speranza di vedere completato il condominio di lusso.
A cominciare da quanti hanno versato l’acconto per l’acquisto degli immobili. Ora non può escludersi che gli imprenditori decidano di abbandonare il progetto, attivando la clausola contrattuale che accolla al Comune il rischio del contenzioso giudiziario e che potrebbe mandare in default le casse municipali.
«Ogni anno paghiamo un milione di euro di interessi passivi agli istituti di credito, 3mila euro al giorno – ha dichiarato Eugenio Rainone, titolare della Crescent srl, all’indomani del parere negativo della Procura – Ad oggi sono stati investiti circa 50 milioni di euro: 20 per l’acquisto dei diritti edificatori, 7 per gli oneri e 23 per parte della costruzione. L’opera è praticamente ultimata, ma abbandonata. È diventata un centro di bivacco e siamo costretti a sollecitare di continuo le forze dell’ordine».
Intanto martedì prossimo si torna in aula per il controesame della presidente di Italia Nostra, Raffaella Di Leo, teste dell’accusa. Sul banco degli imputati ventidue persone, tra le quali l’ex sindaco e presidente della Regione, Vincenzo De Luca.
(Fonte: la città di salerno)