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Crisi edilizia nel Cilento: la denuncia del presidente Giuseppe Marchesano

«Nel Cilento, nonostante gli annunci degli ultimi giorni in merito a dei finanziamenti in arrivo per la depurazione e la messa in sicurezza di alcune strade, l’edilizia è in stallo da diversi anni. All’inizio della crisi che ha interessato la penisola, nel 2008, in Provincia di Salerno gli addetti in Cassa Edile erano circa 22500, oggi il numero degli addetti si aggira sulle 10.000 unità, con una perdita di operai di circa 12500 sull’intera Provincia». Il dirigente della Filca Cisl di Salerno, nonché responsabile zonale per il Cilento, Giuseppe Marchesano, lancia l’allarme sui dati della crisi e dell’occupazione in un’area, quale quella del Cilento, devastata dal dissesto idrogeologico, dalle difficoltà legate alla viabilità su gomma e su ferro, dall’erosione della fascia costiera e da una lunga serie di altre problematiche che nel corso degli anni ne hanno messo a rischio lo sviluppo.
«Nonostante il completamento della strada cilentana, riaperta negli ultimi giorni dell’anno appena trascorso e le opere messe in cantiere con i fondi della Comunità Europea 2007/2013 i problemi nelle aree del Cilento permangono» aggiunge Marchesano. «Quella del Cilento è un’area dove il tessuto imprenditoriale è composto di piccole e medie imprese che con mille sacrifici sono riuscite a sopravvivere in questo periodo, cercando di mantenere gli stessi lavoratori assunti. Ma, purtroppo, sono tantissimi i lavoratori che oggi non hanno un lavoro, sia giovani che meno giovani, i dati sono chiari e sono sempre più preoccupanti» dichiara Marchesano.

«Noi come Filca ci siamo attivati su tutto il territorio per avere tavoli di confronto con le istituzioni locali sulle problematiche di opere ferme, per far inserire nei bandi di gara di appalto di lavoro e di servizio le clausole sociali, questo per fare in modo che vengano assunti lavoratori in difficoltà del territorio – continua – dobbiamo trovare le giuste sinergie con l’imprenditoria locale, oggi abbiamo la necessità di cambiare il sistema di appalto in Italia, basta con questi tempi biblici per far partire un opera». «Purtroppo, però, abbiamo avuto pochi riscontri, se non da quei pochi Comuni vicini alle problematiche della popolazione e al territorio. Considerando l’edilizia un settore trainante per l’economia locale e per lo sviluppo del territorio, si rende necessario creare consorzi di Comuni per la valorizzazione del territorio e per uno sviluppo condiviso di tutta l’area cilentana» conclude.

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