L'intervista Salerno, Salerno

Crisi, nel Cilento aumentano i “nuovi poveri”/L’inchiesta

Sono le aree interne del Cilento le zone del salernitano più colpite dalla crisi economica. Lo sostiene il responsabile della Caritas Campania, don Vincenzo Federico, secondo cui «c’è una povertà umana ancor prima che economica» anche a causa dello spopolamento dei paesi e la conseguente chiusura delle scuole e l’assenza di servizi. Si parla anche di «crisi del territorio perché non essendo curato è alla deriva. Ed è la causa di tante frane che rendono inaccessibile l’accesso a questi territorio. E si parla dunque di povertà sociale, territoriale che poi genera anche una povertà familiare. E queste sono le aree più a rischio del nostro territorio dove c’era già un assenza di lavoro e oggi la crisi ha maggiormente incrementato», ha dichiarato al nostro quotidiano L’Occhio di Salerno don Federico, intervistato al termine del convegno “Il cibo è prezioso. Non sprechiamolo”.

La Caritas quanti nuovi poveri ha registrato in questi ultimi anni, in questo periodo di crisi?
Innanzitutto è chiaro che la crisi del mercato del lavoro, la carenza del lavoro porta una persona a non essere realizzata e quindi l’assenza del lavoro coincide con un bisogno che è quello del sostentamento della propria vita e della propria famiglia. E quindi, essendoci carenza di lavoro c’è carenza di risorse e c’è la richiesta di aiuto. Nasce il bisogno di chi non ce la fa. Di chi ha bisogno di essere sostenuto nelle spese alimentari, di chi chiede di essere aiutato nel pagamento delle utenze, di chi chiede di essere aiutato nella realizzazione della propria vita. Perché la povertà non è solo fame o bisogno di lavoro ma anche la povertà umana, l’aiuto alla persona a crescere, a riprendersi la vita, ad aiutarsi a rialzarsi. Questo è il più grande aiuto. Non è solo dare qualcosa ma è rimettere in corsa la vita dell’altro, di una famiglia. È ridare dignità ad una persona perché il bisogno è la mortificazione dell’uomo. Il bisogno alimentare, del lavoro, del cibo. Quando si chiede lavoro e cibo vuol dire che si è mortificati.

Se da un lato di parla di nuovi poveri, dal Governo si dice, invece, che stiamo uscendo dalla crisi. Lei cosa pensa?
C’è una povertà in aumento. Il Governo ha varato una serie di misure il cui esito sicuramente si vedrà nel tempo. Come c’è un lento scivolamento nella crisi così c’è una lenta risalita. Quindi, attualmente, è ancora alto il bisogno. La crisi morde ed è acuta, molto forte, nonostante i segni di ripresa che comunque non incidono sul bilancio, sulla vita, sulla busta paga delle persone. È una ripresa più legata ai mercati ma non legata alla risposta ai bisogni reali delle famiglie.

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