Con il Green Deal al centro del dibattito europeo, il Cav. Domenico De Rosa, CEO di SMET offre un’analisi critica e proposte per una transizione “pragmatica e realista”.
Cav. De Rosa (SMET): Le politiche green penalizzano i più deboli
Cav. De Rosa, negli ultimi anni, l’ideologia “green” è diventata centrale nelle politiche europee. In un recente articolo da lei pubblicato sull’Occhio di Salerno, parla esplicitamente di “auto-sabotaggio” economico e sociale.
Cav. De Rosa: È esatto. Credo che l’intento originale del movimento ecologista, sia più che lodevole. Tuttavia, ci troviamo di fronte a un’implementazione delle politiche verdi che ha assunto tratti pericolosi. Non è ottimismo, e nemmeno pragmatismo: è idealismo. È una politica che non tiene conto delle conseguenze reali che queste misure stanno già avendo su economia, occupazione e coesione sociale.
Quali sono, a suo avviso, i principali problemi di questo approccio ideologico?
Uno dei problemi più evidenti è l’attacco indiscriminato ai combustibili fossili. Nessuno nega che petrolio, gas e carbone abbiano un impatto significativo sull’ambiente, ma sono anche i pilastri dell’economia mondiale. Ridurre drasticamente il loro utilizzo senza valide alternative immediate sta generando una crisi energetica. Alla fine, pagano le fasce più vulnerabili della popolazione e i settori produttivi strategici. L’Europa sta diventando sempre più dipendente da fornitori esterni e questo mina la nostra sicurezza energetica e aumenta i costi per imprese e cittadini.
La transizione verso le energie rinnovabili non è stata efficace?
Le energie rinnovabili come il solare e l’eolico hanno enormi potenzialità, ma non possiamo ignorare i loro limiti attuali. Spendiamo miliardi in infrastrutture e incentivi per le rinnovabili, ma non riusciamo a garantire energia affidabile e accessibile. Questo strangola interi settori industriali, come la chimica e l’acciaio, e li spinge a delocalizzare, aumentando le emissioni globali invece di ridurle.
Si tratta quindi di un problema non solo ambientale, ma anche economico
Assolutamente sì. Le politiche ambientali dell’Unione Europea stanno creando una società a due velocità. Le grandi multinazionali beneficiano di sussidi e politiche fiscali favorevoli, mentre le piccole e medie imprese, così come le classi meno abbienti, subiscono il peso maggiore.
E in che modo l’agricoltura è stata colpita dalle politiche verdi?
L’agricoltura è un caso emblematico. Il Green Deal impone regolamenti stringenti sull’uso di pesticidi e fertilizzanti. Questo rischia di compromettere seriamente la produttività agricola europea, mettendo in difficoltà gli agricoltori e aumentando la dipendenza dell’Europa da importazioni estere. È una contraddizione: ci preoccupiamo di ridurre le emissioni, ma importiamo prodotti da Paesi con standard ambientali molto inferiori ai nostri.
Quali sono le sue proposte per un approccio più equilibrato?
Serve un approccio che bilanci le ambizioni ecologiche con la realtà economica e sociale. Non possiamo sacrificare l’industria, l’agricoltura e le fasce più deboli della popolazione sull’altare di un’ideologia. È necessario investire in tecnologie più avanzate e realistiche, come i biocarburanti e l’idrogeno verde, che possono affiancare la transizione verso le rinnovabili. L’Europa sta rischiando di soffocare la propria economia e di creare disuguaglianze sempre più marcate. È tempo di ripensare il nostro approccio, abbandonando l’idealismo e adottando una visione più pragmatica e realista.