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Decreto Sicurezza, l’Arci Salerno lancia un appello al sindaco Napoli

Decreto Sicurezza e migranti: una questione davvero spinosa. Molte organizzazioni lungo la provincia di Salerno si stanno mobilitando lanciando appelli affinchè non venga applicato nei Comuni.

L’Arci di Salerno lancia un appello al sindaco Napoli

A Salerno, L’Arci con una lettera che sarà protocollata lunedì 8 gennaio, chiederà al primo cittadino Vincenzo Napoli  di schierarsi apertamente contro “una legge – si legge nella nota – che viola i valori fondamentali del nostro ordinamento”.

L’organizzazione si schiera dalla parte dei “sindaci ribelli” come Orlando e De Magistris  “a tutti i sindaci democratici – prosegue l’Arci – che hanno dichiarato in questi giorni la propria indisponibilità ad osservare le norme contenute nel cosiddetto decreto sicurezza, che calpestano i diritti civili e la Costituzione italiana”.

La lettera dell’Arci Salerno

«Chiediamo al Sindaco di continuare a consentire ai richiedenti asilo politico e ai migranti titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari l’iscrizione anagrafica nelle liste del Comune di Salerno ed il rilascio della carta di identità. Crediamo che sia urgente una presa di posizione forte contro chi continua a mostrare i muscoli e sacrifica in nome del consenso dei bambini ammalati, lasciandoli in mezzo al mare. La residenza anagrafica e la carta di identità non sono state mai concesse, nel nostro Paese, ai clandestini. Da sempre, il migrante che richiede l’iscrizione all’anagrafe deve essere titolare di un permesso di soggiorno e con la carta di identità potrà svolgere un tirocinio in azienda e imparare un mestiere, lavorare con un contratto regolare. Le norme vigenti consentono ad un migrante che chiede asilo in Italia di essere assunto con un regolare contratto di lavoro, ma questa legge stabilisce ora che lo stesso migrante non può avere la carta di identità. Negare ai migranti legittimamente presenti sul nostro territorio l’accesso alla residenza e l’acquisizione del documento di identità non c’entra nulla con la sicurezza, ma significa alimentare la clandestinità, lo sfruttamento, il lavoro nero e quindi creare il caos a scapito dell’inclusione sociale, minando tutte quelle pratiche e quei percorsi di integrazione alla base di una sana gestione del fenomeno migratorio. Pensiamo che la convivenza civile, i diritti umani, la nostra Costituzione valgano di più di una becera attività propagandistica che punta a guadagnare voti riempiendo la testa della gente di menzogne, investendo politicamente sulla pelle di chi cerca, semplicemente, di sopravvivere».

 

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