CASTEL SAN GIORGIO. “Incapace di valutare i rischi dei suoi comportamenti, da genitore immaturo, mossa solo da bisogni primitivi ma consapevole di trarre vantaggi economici dallo sfruttamento della figlia. La sua condotta è stata omissiva, perché pur avendo la posizione di garanzia rispetto alla figlia minore, favoriva quegli incontri sessuali”: è quanto contenuto nella sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Salerno nei confronti della 40enne di Castel San Giorgio che costrinse la figlia 13enne a prostituirsi. A darne notizia il quotidiano Il Mattino.
La donna – si legge nella sentenza – “induceva la figlia alla prostituzione, ne sfruttava e, comunque, generalmente ne favoriva la prostituzione con il 62enne, accompagnandola agli incontri e lasciando che la minore avesse rapporti sessuali remunerati”.
E ancora: “Era pienamente consapevole di quanto accadeva – scrive il magistrato – ricavava remunerazioni e piccoli regali che per quanto modesti l’inducevano, una volta che la minore aveva rotto i rapporti con l’uomo, a fare da mediatrice, volendo indurre la stessa a riprendere le frequentazioni e non riuscendovi solo per l’ostinazione della vittima”.