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Felitto e la leggenda del suo castello

Felitto e la leggenda del suo castello. Nel cuore del Cilento, l’affascinante storia legata al complesso angioino


Nel cuore dell’entroterra cilentano e lungo la valle del fiume Calore, sorge Felitto, un un’affascinante borgo medievale. Il paesino, situato in provincia di Salerno, è fulcro dell’Oasi WWF delle Gole del Calore e parte del Parco nazionale del Cilento.

La sua storia risale a qualche secolo prima dell’anno 1000. Il borgo, un tempo dotato di un forte complesso murario, conserva ancora oggi sette delle tredici torri di guardia, resti delle mura di cinta e palazzi nobiliari.

Il simbolo che maggiormente racconta i trascorsi medievali di Felitto, è sicuramente il castello feudale. Un esemplare perfetto di antico maniero, edificato probabilmente nel periodo angioino.



Sviluppato su due livelli per un’altezza di circa 9 metri, il castello sorge nel punto più alto del paese. Per questo motivo, veniva utilizzato dalle guardie, come punto di osservazione per proteggere i cittadini in caso di attacco. Nell’area sud del palazzo aveva inizio la cinta muraria, che terminava con la Torre dei Pagani costruita subito dopo la porta occidentale, quest’ultima ancora oggi visibile. La cinta muraria non conosceva interruzioni ed era costituita da dieci torri di forma rotonda e tre di forma quadrata tutte dotate delle migliori armi da difesa.

Numerose sono le storie sul borgo di Felitto che negli anni si sono tramandate, una di esse è legata proprio al castello medievale. Secondo la leggenda, esso era abitato da un Barone che, abusando del suo potere, chiedeva di diritto di trascorrere la prima notte di nozze con ogni nuova sposa. Chiunque si sarebbe opposto sarebbe stato spedito, attraverso il trabucco, un’antica macchina d’assedio, nelle gole del Calore.

Dopo tanti anni, un giovane sposo un giorno decise di mettere fine a quella tale ingiustizia. Il giorno delle nozze, i soldati sostavano come sempre fuori dalla chiesa, in attesa del termine della celebrazione per accompagnare la giovane al castello. Questa volta però, a destinazione non giunse la sposa, bensì lo sposo, che grazie ad un camuffamento riuscì a raggirare le guardie. Il ragazzo, dopo aver colpito con una pugnalata il barone, lo scaraventò, come da rituale, nel fiume. Ben presto anche le guardie si arresero, travolti dalla popolazione che, incoraggiata dall’amore della sposa per suo marito, invase il castello.

I felittesi e soprattutto le giovani coppie, festeggiarono, attraverso canti e balli, la conquista della loro indipendenza.

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