Il magistrato afferma il legame tra il femminicidio e il decesso intrauterino: integrazione dei due processi in Corte d’Assise. Nei prossimi giorni, quindi, l’idraulico di Battipaglia, Marco Aiello, 41 anni, che ha inferto i colpi mortali al collo della moglie, dovrà tornare davanti alla Corte d’assise.
Il marito di Maria Rosa Troisi sapeva che era incinta
Un legame indiscutibile, sia oggettivo che soggettivo, è quello che unisce il femminicidio di Maria Rosa Troisi, una casalinga di 37 anni originaria di Solofra, e la morte del feto che portava in grembo. Questo collegamento è stato riconosciuto ieri mattina dal giudice Gabriella Passaro, presidente della Terza sezione penale del Tribunale di Salerno, che ha accolto le richieste avanzate dagli avvocati delle parti civili. Le legali Angela Inghilleri, che rappresenta i figli minori della Troisi e dell’imputato (affidati alla curatrice speciale Rosanna Carpentieri), e Norma Marranzini, che rappresenta uno dei due fratelli della vittima residenti in Inghilterra, hanno chiesto l’unificazione dei due procedimenti.
Nei prossimi giorni, quindi, l’idraulico di Battipaglia, Marco Aiello, 41 anni, che ha inferto i colpi mortali al collo della moglie, dovrà tornare davanti alla Corte d’assise (con il giudice Passaro come giudice a latere insieme al presidente Vincenzo Ferrara). Difeso dall’avvocato Giovanni Giuliano, dovrà rispondere a due accuse: omicidio volontario della moglie, aggravato dal fatto di aver agito contro di lei in situazioni tali da limitarne la difesa, e interruzione non consensuale di gravidanza. Secondo gli inquirenti, Aiello era a conoscenza della gravidanza della Troisi.