BATTIPAGLIA. Si saprà il 6 luglio se il fiaschello battipagliese, dopo circa 40 anni, è tornato ad esistere.
Lunedì, alle ore 10, esperti e cittadini potranno partecipare all’open day organizzato dall’associazione Arkos presso la società cooperativa agricola Agrìs in viale del Pino, in località Corno D’Oro, Eboli. Durante l’open day sarà possibile confrontarsi con i soci dell’associazione Arkos, Mariella Liguori, Maurizio Bianchi e Lino Mari.
Testimonianze di agricoltori della Piana del Sele consentiranno a tutti di poter prendere contatto con il pomodoro denominato “fiaschello battipagliese”, assaggiandolo insieme ad altri prodotti tipici della Piana del Sele. In realtà, un simile annuncio della riscoperta del fiaschello battipagliese era stato dato dalla locale sezione di Legambiente, su Facebook. Tuttavia, al momento, il gruppo ambientalista non ha organizzato alcun tipo di evento pubblico per consentire alla cittadinanza di accedere alla riscoperta di uno dei prodotti tipici della Piana del Sele.
La battaglia del fiaschello
Dopo la celebre mozzarella di Battipaglia, il fiaschello potrebbe diventare il nuovo prodotto tipico della città capofila della Piana del Sele. Sempre che si riesca a recuperare dopo circa 40 anni di assenza il frutto dalla sua caratteristica forma a fiasco – da cui deriva il nome – lievemente allungata, di colore rosso, liscio e senza coste. Il fiaschello battipagliese, conosciuto anche come fiaschella, era una delle produzioni tipiche della Piana del Sele. Fino agli anni’70, quando la produzione fu abbandonata.
Il fiaschello, pur se facilmente coltivabile date le poche concimazioni ed annaffiature di cui necessitava, era troppo fragile e dalla semina al raccolto si perdevano molti frutti. I coltivatori dell’epoca preferirono così spostarsi su altri prodotti. Oggi le possibilità ed i mezzi a disposizione degli agricoltori sono sicuramente diversi e il fiaschello battipagliese potrebbe tornare a vivere. Diventando magari un prodotto tipico di una città che potrebbe trovare nell’agricoltura la propria vera identità. Stanno provando a recuperare il fiaschello l’associazione Legambiente, utilizzando gli orti sociali realizzati sui terreni confiscati alla criminalità organizzata nel rione Taverna, l’associazione Arkos, coltivando i semi in campo aperto e sotto serra, il Comune di Battipaglia con risorse proprie.
Ed è quasi una gara – anche con qualche attrito tra le parti e persone che hanno cambiato sponda di battaglia – che sta giungendo al traguardo, giacché entro la fine del mese giungeranno le tante attese risposte. Al fianco dei “contendenti” si sono schierate altre associazioni, ma anche imprenditori, professionisti del campo, ristoratori pronti a creare prelibatezze e piatti tipici col nuovo ingrediente, persino scuole. In ballo non c’è solo il trofeo virtuale della rinascita del fiaschello, ma soldi. Tanti soldi.
Quelli che giungerebbero dalla coltivazione spinta del rinato prodotto tipico battipagliese. Quelli che potrebbero arrivare in caso di etichetta d’origine. Quelli che già hanno consentito, col metodo del crowdfunding, all’associazione Arkos di ottenere oltre 10mila euro per la ricerca. Considerando che, nella maggior parte, dei casi le sperimentazioni vengono svolte su semi risalenti agli anni’70 ed’80, bisognerà attendere la maturazione dei frutti per capire se si tratta di pomodori e se tra questi ci sarà davvero il fiaschello battipagliese. La sfida viaggia anche sui social network, in particolare tra il responsabile locale di Legambiente Valerio Calabrese e Mariella Liguori, componente di Arkos.
Se il primo ha scritto pochi giorni fa che è pronto a festeggiare la nascita del primo fiaschello battipagliese, celebrandone pubblicamente il ritorno, la Liguori si mantiene più cauta, aggiornando gli utenti con fotografie che ritraggono “una delle varietà più promettenti di frutti per essere identificata come fiaschello”. Pochi giorni fa, Calabrese ha affermato che «stiamo festeggiando la nascita del primo pomodoro fiaschello battipagliese», con tanto di foto del frutto ancora acerbo ed attaccato alla pianta. Insomma, serve ancora tempo – al di là dei facili proclami – per sapere se, dopo la mozzarella, Battipaglia troverà nel suo fiaschello un’altra tipicità.