SALERNO. Non ci sono solo gli otto tecnici dell’Arpac di Salerno tra le persone “avvisate” dalla Procura della conclusione delle indagini sui controlli nelle Fonderie Pisano.
I coinvolti
A quanto si apprende sarebbero coinvolti direttamente, nella notifica degli atti che chiuso l’inchiesta sull’inquinamento determinato dalla fabbrica, anche i vertici dello stabilimento, oltre ad un dirigente della Regione Campania in servizio.
E se per i sette tecnici che avrebbero commesso errori ed omissioni durante i sopralluoghi ed i monitoraggi in Via dei Greci si ipotizzano reati come l’abuso d’ufficio ed il falso ideologico e materiale, per i Pisano le accuse non le stesse già note da almeno due anni: e cioè l’immissione di sostanze nocive, l’inquinamento atmosferico, ma anche l’emissione di fumi, e tutto ciò che ruota attorno al ciclo di produzione compresa la gestione dei reflui e degli scarti di lavorazione.
I termini delle accuse
Ora scattano i termini per potersi difendere dalle accuse, ma l’impianto messo su dalla Procura parte dall’assunto che l’istanza per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale risalente al 2011 era già viziata alla base da una serie di omissioni e circostanze non pienamente veritiere contenute negli atti.
La chiusura delle indagini potrebbe mettere in discesa la strada verso il processo, se la difesa degli indagati non saprà convincere i magistrati del contrario nelle controdeduzioni o negli eventuali interrogatori. Insomma, presto le Fonderie potrebbero trovarsi nuovamente sotto processo e questa volta non nelle piazze ma nelle aule del Tribunale.