Il Made in Italy è un marchio di garanzia. Nel 2017 c’è stato un aumento dei prodotti italiani esportati all’estero del 7,4% segno che la qualità nostrana è sempre più apprezzata negli altri paesi, il dato mostra una crescita negli ultimi sei anni. L’arredamento, l’abbigliamento, la robotica ma soprattutto il cibo italiano sono gli articoli più richiesti e più conosciuti al mondo.
Secondo i dati diffusi della Coldiretti nel 2017, l’esportazioni del Made in Italy agroalimentare hanno toccato i 41 miliardi di euro. Anche in Russia nonostante i limiti di importazione da parte dell’Unione Europea ha aumentato le richieste del +31%, 17% per la Cina, in Giappone il 39%.
Dal “Made in Italy” al “Tarocco Italy”
Purtroppo a questa classifica di eccellenze si aggiungono i prodotti taroccati, cioè quei prodotti spacciati per Italiani che ogni giorno fanno perdere alle casse del bel paese svariati miliardi.
Nella classifica dei prodotti più taroccati esistono: la Zottarella imitazione della nostra Mozzarella, il Kressecco al posto del Prosecco, l’imitazione del nostro Pecorino si chiama Romanello, la Gorgonzola viene chiamata la Cambozola, il Grana Padano diventa Grana Parrano, il San Daniele Ham che sostituisce il Prosciutto di San Daniele, Asiago Cheese invece dell’originale Asiago, il Chianti viene sostituito dal Chianticella, Salama Napoli invece del Salame Napoli ma il più famoso è la copia del Parmigiano il Parmesan che in Brasile viene chiamato Parmesão.
Oggi il cibo che arriva sulle tavole degli italiani, come la pasta, è tutelato da una legge che ha indicare sull’etichetta le diciture “Paese di coltivazione”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”; quello che invece viene consumato all’estero a nome di prodotto Dop Italiano non ha una legge esatta che tuteli i nostri prodotti.
Secondo un’inchiesta condotta nel 2012 dalla Fda – Food and Drug administration – l’agenzia americana del controllo dei prodotti scoprì che il famoso Parmesan conteneva al suo interno polpa di legno per garantire quella consistenza granulosa come il Parmigiano Reggiano. Il controllo avvenne presso il laboratorio «Castle Cheese» in Pensylvania.
Non tutti sanno che a rendere il sapore unico al Parmigiano Reggiano, e al Prosciutto di Parma, quel sapore unico è il sale di Salsomaggiore.
Salsomaggiore fin dall’antichità era conosciuta per l’estrazione del sale per uso alimentare. Nel sottosuolo, depositi di acque ad elevata concentrazione minerale, ricche non solo di cloruro di sodio ma di iodio, bromo, magnesio, selenio e calcio, questo fenomeno è dovuto al fatto che quando il mare che copriva la pianura padana si ritirò, circa un milione di anni fa, lasciò nei pressi di Salsomaggiore piccoli laghi salati. Il sale si presenta bianchissimo e di una consistenza finissima, soffice e impalpabile proprio come i fiocchi di neve dal sapore “dolce” al contrario degli altri sali che hanno un sapore amaro.
La tutela del Parmigiano
L’Università Cattolica di Piacenza, guidati dal preside Marco Trevisan, sta studiando un metodo per smascherare le imitazioni del prodotto falsificato come il Parmesan grazie all’impronta chimica.
“Lo scopo è quello di discriminare, in base all’impronta chimica, prodotti Grana Padano Dop di sicura provenienza e certificazione, da formaggi spacciati come tali nel mercato italiano e straniero” spiega il professore Trevisan.
“Grazie alla strumentazione fornita dall’università è stato possibile utilizzare una tecnica emergente come l’analisi metabolomica – continua il preside – Tale approccio ha permesso di valutare in modo più ampio le possibili differenze nel profilo di composti chimici presumibilmente dettate dalle procedure insite nel disciplinare di produzione. Infatti, si può affermare che l’intero ciclo produttivo di questi prodotti Dop sia in grado di guidare i processi biochimici soprattutto durante la stagionatura, fase fondamentale della produzione, in cui il prodotto acquisisce le sue caratteristiche organolettiche distintive“.