ROCCADASPIDE. Una decisione “oltremodo devastante per i Comuni cosiddetti interni, principalmente quelli ricadenti all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni”. Scrive così, a proposito dell’Imu agricola, il sindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio, in una lettera inviata al premier Renzi, nonché al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan; ai parlamentari salernitani ed al commissario dell’Ente Parco.
«Il decreto del Ministro dell’Economia del 28/11/2014 ha previsto che i Comuni che hanno un’altitudine “al centro” superiore ai 281 metri e fino a 600 metri sul livello del mare sono tenuti a pagare l’Imu sui terreni agricoli con aliquota al 7,6 per mille se non risultano di coltivatori diretti e imprenditori agricoli», spiega Auricchio.
Secondo il primo cittadino di Roccadaspide l’Imu agricola «produrrà la definitiva morte di questi comuni», quelli interni del Cilento. Due gli ordini di problemi: da un lato i Comuni, «per effetto di tale previsione vengono decurtati di trasferimenti statali per somme ingenti, con conseguente grave pregiudizio sulla erogazione dei servizi, che possono essere garantiti solo attraverso gli enormi sacrifici dei cittadini che saranno costretti a sopportare maggiori costi per effetto del taglio delle risorse statali». In secondo luogo, però, bisogna tenere presente che «vengono colpiti proprio i cittadini che già vivono una condizione economica di grave disagio, essendo detti terreni per lo più incolti, proprio perché non produttivi e comunque oggettivamente inaccessibili per la loro impervia ubicazione geomorfologica.
Si tratta di un’area, quella interna del Cilento, che ha subito gravi danni anche economici, in seguito alle malattie che hanno colpito uliveti e castagneti (batterio per gli ulivi e cinipide calligeno per i castagneti), «senza peraltro che alcun provvedimento o incentivo da parte dello Stato sia stato previsto e/o erogato», ma che è in difficoltà anche per la «ormai nota devastazione dei campi e dei terreni, conseguente alla totale invasione dei cinghiali, i quali proliferando in modo indiscriminato e senza alcun intervento regolatore da parte delle competenti autorità, hanno pressoché distrutto e reso incoltivabili tutti i terreni esistenti, ivi compresa quella piccola parte di essi potenzialmente produttiva per le esigenze esclusivamente di carattere familiari (orto, vino, e olio etc.)».
Auricchio rivolge quindi «un accorato appello al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Economia in particolare, ma anche a tutta la deputazione parlamentare saleritana, indipendentemente dalla colorazione politica, al fine di intervenire prontamente con misure urgenti e concrete a difesa dei suddetti territori».
«La questione è seria e drammatica – aggiunge – per cui si confida in un intervento corale che possa garantire e ripristinare condizioni di equità e di giustizia».