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Inchiesta sulla movida a Salerno, Bove e soci tornano liberi: “Prescrizioni rispettate”

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Enzo Bove

Enzo Bove, imprenditore della movida notturna, è ora completamente libero: non sarà più obbligato a presentarsi alla polizia giudiziaria tre volte a settimana. La stessa decisione è stata presa per Domenico Zeno e Massimo Sileo, anch’essi coinvolti nell’inchiesta sul presunto riciclaggio legato al settore della ristorazione e dei locali pubblici tra Salerno e altre città. La decisione è stata presa dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Salerno, dove è in corso il processo che vede coinvolti 24 imputati, tra imprenditori, presunti prestanome e professionisti come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Inchiesta movida, a Salerno tornano liberi Bove, Zeno e Sileo

Già a maggio, i giudici avevano revocato gli arresti domiciliari, accogliendo le argomentazioni difensive basate sull’assenza di un pericolo attuale e sul comportamento collaborativo degli imputati. I legali di Bove (avv. Michele Tedesco), Zeno (avv. Giovanni Chiarito e Francesco Rizzo) e Sileo (avv. Agostino De Caro e Antonio Ciliberti) avevano dimostrato il rispetto delle prescrizioni imposte e l’assenza di rischi ulteriori. Da ieri, con l’inizio del processo, anche l’ultima misura restrittiva è stata revocata, poiché i giudici non ritengono più necessaria alcuna prescrizione.

Il processo è iniziato a giugno e proseguirà con la prossima udienza a novembre, dopo un rinvio. La procura di Salerno contesta agli imputati reati che vanno dall’associazione a delinquere al trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa ai danni dello Stato e violazione del codice antimafia. Le accuse saranno valutate durante il dibattimento, in cui le difese presenteranno consulenze e testimonianze a discarico.

La vicenda

Bove ha sempre negato le accuse, rivendicando la piena titolarità dei suoi locali e contestando le ipotesi di intestazioni fittizie avanzate dall’accusa, che lo vede insieme a Zeno come “dominus” di un sistema di società fittizie. Secondo gli inquirenti, il gruppo composto da Bove, Zeno, Sileo e Del Regno, con il supporto dei commercialisti Antonio Libretti e Donato Pasqualucci, avrebbe intestato a prestanome bar, ristoranti e supermercati per eludere i controlli patrimoniali. Si ipotizza anche che vi fossero flussi di denaro tra le società per mascherare i guadagni, con alcuni locali gestiti da società diverse ma riconducibili agli stessi imprenditori.

Durante l’operazione, avvenuta all’inizio dell’anno, furono sequestrate 11 attività commerciali tra Roma e Salerno, tra cui il bar 089, i ristoranti Porca Vacca, Non ti pago e l’Osteria di Porca Vacca. Le società coinvolte gestivano anche altre attività, come i bar 089 di Roma e Salerno, Gustoso, Il Pastificio e Meda Carni, quest’ultima già in liquidazione giudiziale. Queste attività sono tuttora in funzione sotto la gestione di un amministratore giudiziario.

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