Sono stati 157 mila i voti espressi ieri alle primarie del Pd. Un Pd che il giorno prima era tesissimo, terrorizzato dalla possibilità che l’affluenza fosse poca e che si evidenziassero irregolarità o brogli e che invece il giorno dopo è felice e contento (si, vabbé, magari non tutti).
A macchiare questa contentezza l’inchiesta di Carmine Benincasa che sul Corriere del Mezzogiorno racconta di come ha voluto mettere alla prova l’effettiva regolarità della macchina delle primarie.
Benincasa ha fatto una cosa molto semplice: ha provato a votare. Solo che ci ha provato più di una volta, in diversi seggi, e sempre con successo.
Uno vale quattro (voti)
«Personalmente ho votato ben quattro volte, altre due persone hanno espresso la preferenza con lo stesso documento e, infine, è andata liscia anche a una ragazza di 15 anni che non avrebbe potuto accedere neanche al seggio», racconta Benincasa.
Ha votato ai seggi di Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore, Noccera Superiore e Vietri sul Mare. Nei quattro seggi c’è chi controlla il suo documento d’identità ma non se ne cura più di tanto di cosa c’è scritto sopra e chi invece non lo fa tout court.
Una (carta d’identità) vale due (voti)
Ancora, a Cava de’ Tirreni, «tocca a un ragazzo, maggiorenne, esprimere con tutta regolarità il suo voto alle primarie. Esce e consegna il suo documento a un amico. Che rientra e mostra quella stessa carta d’identità. Risultato: vota anche lui».