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La storia di Romeo e Giulietta fu ispirata da un racconto salernitano

SALERNO. La celebre storia degli amanti di Verona scritta da William Shakespeare, è oggi tra le più famose una delle storie d’amore più popolari del mondo. In pochi però sanno che in realtà si ispirò a una storia nata a Salerno.
Tommaso Guardati, chiamato da tutti Masuccio Salernitano era uno scrittore nato a salerno nel 1410. Si dedicò agli studi ecclesiastici ma li abbandonò poco dopo per intraprendere la carriera di funzionario dello Stato, cresce la sua cultura presso la corte di Alfonso d’Aragona a Napoli. Presso i salotti del sovrano D’Aragona ebbe modo di intrecciare importanti amicizie con nobili della famiglia reale, campani e spagnoli oltre a conoscere molti ambasciatori di diverse città. Diventò segretario personale del Principe Roberto Sanseverino.

Morì nel 1475 a salerno si dice che i suoi resti sono conservati in una nicchia al centro del pavimento nella Chiesa di Santa Maria de Alimundo a Salerno. Il Guardati non aveva un buon rapporto con la chiesa per via dei suoi testi scabrosi per l’epoca, troppo audaci lo condannarono a una sepoltura senza sacramenti religiosi.

Mesuccio Salernitano del “Novellino”

Il Guardanti, Mesuccio Salernitano, fu l’autore del Novellino, una sorta di Decamerone Salernitano, scritto in chiave audace che parla di argomenti tabù , figura nel primo Indice dei libri proibiti promulgato dalla Santa Congregazione dell’Inquisizione romana.

I testi pubblicati in pre e post morte si suddividono in cinque novelle:

Ecclesiastici poco ortodossi o corrotti, o le cui azioni sono meritevoli di scherno: il prelato nel finale è spesso deriso e punito.

Mariti gelosi con mogli infelici trattate male e spesso picchiate, corteggiate e conquistate da un amante con l’astuzia. Viene inoltre trattato il tema dell’avarizia, che risulta sempre essere dannosa.

Donne che, trascinate dalla passione, tradiscono i mariti.

Parla dell’amore, e i finali sono principalmente di due tipi: o la coppia si uccide perché uno non riesce a sopportare la morte dell’altro, oppure un amante riesce con l’inganno a possedere una donna sposata.

La donna è spesso il protagonista e di origine nobile e il finale è quasi sempre lieto.

William Shakespeare scrisse Romeo e Giulietta tra il 1594 e il 1596, più di un secolo dopo la morte di Tommaso Guardati. Un’opera famosa del Novellino é quella di Mariotto e Ganozza (novella XXXIII) secondo alcuni studiosi fu proprio questa la storia che ispirò il londinese Shakespeare in Romeo e Giulietta.

Mariotto e Ganozza

Siena XV secolo, Mariotto e Ganozza erano due amanti che travolti dal fuoco della passione decisero di sposarsi in segreto. Il loro amore continuava in segreto fatto di passione sfrenata fino a che Mariotto ebbe uno scontro verbale con un Senese nobile molto rispettato avvenne uno scontro e Mariotto si macchio le mani si sangue. Condannato a morte, Mariotto, fuggi ad Alessandria D’Egitto ospitato da suo zio.

Ganozza per seguire il suo amato si finse morta per i suoi familiari, si travestì da frate e si mise in viaggio per la città egiziana.
Mariotto saputo della morte della sua Ganozza tornò a Siena, nel frattempo Ganozza giunta ad Alessandria venne a conoscenza della partenza del suo amato, organizzò il viaggio di ritorno nella città natale.

Giunta a Siena apprese apprese che il suo amato era stato giustiziato, sconvolta dal dolore si rinchiuse nel convento dove morì di crepacuore.
Analizzando la trama di Mariotto e Ganozza si può notare una forte somiglianza con il più celebre e conosciuto Romeo e Giulietta.

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