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Luigi Ridosso ammette: «A Scafati il clan aiutò Aliberti alle elezioni»

SCAFATI. L’ammissione del voto di scambio è arrivata ieri mattina, contenuta in memoriale che Luigi Ridosso ha consegnato al giudice dell’udienza preliminare Emiliana Ascoli , davanti alla quale è in corso il processo abbreviato per l’intreccio politico mafioso e un giro di estorsioni.
Poche pagine in cui l’imputato afferma che sì, il clan Ridosso-Loreto aiutò l’ascesa politica del duo Aliberti-Paolino, sostenendo l’ex sindaco Pasquale Aliberti alle elezioni comunali del 2013 e facendo lo stesso due anni dopo, quando la moglie Monica Paolino fu candidata al consiglio regionale.

«A Scafati il clan aiutò Aliberti alle elezioni»

Arriva così una conferma importante per il quadro accusatorio delineato dal pubblico ministero Vincenzo Montemurro ,secondo cui il Comune di Scafati era governato da una gestione deviata, che si appoggiava alla criminalità per ottenerne i voti e ricambiava, nel corso degli anni, con la concessione di appalti alle ditte indicate dal clan.

L’esito del rito abbreviato (scelto da Luigi Ridosso ma anche dal cugino Gennaro e da Alfonso Loreto jr) è destinato a pesare sul processo principale, in corso al Tribunale di Nocera. Era lo scorso 26 aprile quando fu disposto il rinvio a giudizio per l’ex sindaco Pasquale Aliberti, la moglie Monica Paolino, il fratello Nello Aliberti , l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi , l’ex staffista comunale Giovanni Cozzolino, l’ex vice presidente della società partecipata Acse, Ciro Petrucci , e l’esperto in politiche sociali Andrea Ridosso , fratello di Luigi.

Pasquale Aliberti

Quel processo è adesso alle battute iniziali, mentre per lunedì è prevista la sentenza dell’abbreviato. Ieri le dichiarazioni messe nero su bianco da Luigi Ridosso sono arrivate a corroborare quelle rese nei mesi scorsi da Alfonso Loreto jr, collaboratore id giustizia.

Ridosso non ha avviato alcun percorso di collaborazione, ma ha deciso ieri di ammettere i suoi addebiti, confermando le attività criminali e il voto di scambio. Ha tenuto fuori solo il fratello Andrea, spiegando che il presunto accordo tra il clan e gli amministratori locali era stato gestito in toto da lui e da Loreto jr, senza che il familiare ne fosse coinvolto. Ora si aspetta la sentenza di lunedì.

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