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A Salerno la mensa scolastica costa sempre di più: scatta l’esposto al Garante dell’infanzia

Sono sempre di più le famiglie di Salerno a rinunciare alla mensa scolastica. Una decisione legata al rincaro della refezione scolastica: il costo, infatti, è raddoppiato, passando da 400 ad 800 euro per ogni famiglia come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Mensa scolastica sempre più cara a Salerno: protestano le famiglie

In particolar modo, i rincari vanno da 50 centesimi ad un 1 euro e 45 centesimi rispetto ad un anno fa. Per un singolo pasto, a seconda della fascia di reddito, si va da un minimo di 1,90 euro a un massimo di 5,95 euro. Michele Sarrubbo, portavoce delle 800 famiglie che stanno sabotando il pasto della mensa annuncia: “Stiamo preparando un esposto al Garante dell’infanzia”.

Salerno, aumentano i costi della mensa scolastica: la protesta

Sono ben 819 le famiglie ad aver sottoscritto una petizione. L’obiettivo? Ottenere un passo indietro del Comune in merito al rincaro delle tariffe della mensa scolastica partita proprio lunedì tra mille proteste. In segno di dissenso, infatti, centinaia di famiglie hanno deciso di non usufruire dei pasti comunali, consegnando ai figli il classico pranzo al sacco. In merito è intervenuto Michele Sarrubbo, portavoce dei genitori degli alunni a tempo pomeridiano di Salerno: “Centinaia di genitori sono colpiti a livello finanziario, l’avvio della mensa rincarata non trova d’accordo molte famiglie”.

La petizione

Stando a quanto scritto nella petizione, i genitori segnalano che “per una famiglia in fascia Isee tra 9.001 euro e 15 mila euro (terza fascia) con 2 figli minori fruitori del servizio di refezione scolastica è stato applicato un aumento tariffario con incidenza di ben 256 euro in più rispetto all’anno precedente, per gli otto mesi stimati di fruizione del servizio, passando da un totale di 736 euro a un totale di 992 euro pari a circa il 34,8% di rincaro.

Alla luce di questa analisi appaiono prive di significato le motivazioni che hanno spinto la giunta comunale ad una distribuzione delle tariffe della refezione scolastica per rispondere (addirittura) maggiormente all’esigenza di tutelare le fasce più deboli della popolazione. Dall’analisi delle tariffe si evince un maggior aggravio per la terza fascia Isee (rincaro del 34,8%) rispetto alla quarta e quinta fascia che percepiscono rispettivamente rincari solo del 32,5% e del 32,2%”.

E così scatta l’allarme: “L’impossibilità di molte famiglie nel fronteggiare l’aumento del costo della refezione scolastica sta inducendo alla non iscrizione al servizio valutando addirittura di chiedere all’amministrazione scolastica lo spostamento dello studente ad un diverso percorso di studi ad orario ridotto (30 ore). Ciò rappresenta una sconfitta sociale ma soprattutto un danno alla formazione scolastica dei bambini oltre ad un aggravio dell’organizzazione familiare che vedrà inesorabilmente sempre più genitori costretti a ridurre i propri impegni lavorativi per accudire i propri figli con una ripercussione negativa anche sulle economie familiari”.

La vittoria al Tar

Arriva l’ordinanza della Terza sezione del Tar di Milano a sostenere la battaglia dei genitori salernitani. L’ordinanza, infatti, ha sospeso il diniego della preside di un Istituto comprensivo milanese al pasto domestico. Dunque, via libera al classico panino da casa o al pasto preparato dalla mamma per ovviare al rincaro delle tariffe delle mense.

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