Traffico di migranti dall’Italia alla Germania: un somalo di 57 anni è stato condannato a 3 anni e sei mesi di reclusione per uno sbarco a Salerno. L’imputato è stato accusato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina: avrebbe gestito il passaggio dei migranti ricevendo anche compensi per il loro ingresso e la loro permanenza nel nostro Paese. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Traffico di migranti a Salerno, somalo di 57 anni condannato
Un uomo di 57 anni, di origine somala e cittadino tedesco, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per aver organizzato il trasferimento di migranti clandestini dall’Italia alla Germania. La sentenza è diventata definitiva dopo il rigetto del ricorso in Cassazione, le cui motivazioni sono state recentemente pubblicate. L’imputato è stato accusato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e, in qualità di promotore, avrebbe gestito il passaggio di migranti, ricevendo anche compensi per il loro ingresso e permanenza in Italia, a seguito di uno sbarco avvenuto a Salerno.
La ricostruzione
Il periodo in esame va da aprile 2015 a novembre 2016. L’imputato è stato coinvolto in un’indagine della DDA di Salerno nella primavera del 2015, in seguito all’arrivo nel porto di Salerno della nave Chimera della Marina mercantile, che trasportava 545 migranti somali. Dopo le operazioni di sbarco, la Squadra Mobile ha ispezionato le strutture in cui erano stati sistemati i migranti, raccogliendo testimonianze da alcuni di loro riguardo a violenze, maltrattamenti e trattamenti disumani subiti durante il viaggio, in particolare dalla costa libica verso l’Italia. Alcuni migranti avevano anche numeri di telefono, inclusi quelli esteri, da contattare seguendo le istruzioni ricevute in Libia.
Grazie a quei racconti e a un’attività di intercettazioni telefoniche, gli investigatori riuscirono a identificare un gruppo criminale coinvolto nel traffico di cittadini somali, diretti verso importanti paesi europei come Germania, Austria, Svezia, Belgio, Olanda, Danimarca e Norvegia. KMA fu arrestato in Germania con un mandato di cattura europeo. Furono emesse 13 misure cautelari. L’uomo era stato condannato a 6 anni di reclusione, ma a marzo la pena fu ridotta, escludendo la recidiva e l’aggravante. In appello, i giudici rifiutarono di riaprire l’istruttoria per l’esame di un perito trascrittore delle intercettazioni, ritenendo sufficienti le prove raccolte nel primo grado. La difesa presentò ricorso in Cassazione, contestando sia l’omessa traduzione che la validità delle prove, considerandole inadeguate a dimostrare l’esistenza di un’associazione e la partecipazione del 57enne a essa. Nei colloqui intercettati, secondo l’accusa, si parlava di trasferimenti di denaro e non di persone.
Il processo
I giudici hanno dichiarato inammissibile l’eccezione: «In appello è stata disposta la traduzione della sentenza di primo grado, presentata durante l’udienza del 21 dicembre 2023, alla quale l’imputato era presente e ha rilasciato una dichiarazione spontanea». Hanno inoltre condiviso il contenuto dei due giudizi riguardanti le prove raccolte nei confronti dello straniero. «L’uso, nelle telefonate, di termini legati al “denaro” piuttosto che a “persone” o “migranti” è stato considerato irrilevante dalla sentenza impugnata, che ha stabilito che tutte le conversazioni sono comunque «sempre inequivocabilmente collegate alle attività di trasferimento delle persone».