SERRAMEZZANA. «Mio figlio rischia un arresto cardiaco nelle Filippine, ma non può venire in Italia a curarsi». È l’urlo di dolore di un padre che da due mesi lotta per portare il figlio, di otto mesi, sul territorio italiano e consentirgli così le cure di cui avrebbe bisogno. Al bambino è stata diagnosticata una particolare forma di cardiopatia e necessita di un intervento chirurgico urgente. Il padre è Renato Maffia, 51 anni, originario di Serramezzana, paesino di circa 350 anime nel cuore del Cilento.
La storia
Ricercatore della Cosmopolitan University, Maffia è stato per qualche anno a Manila, capitale delle Filippine, come resp
Il calvario nelle Filippine
Da quel momento comincia il calvario. Il padre si reca nelle Filippine, a Manila, per chiedere il passaporto ed ottenere il visto in tempi brevi. Le autorità filippine rispondono che serve tempo e che la cosa non può essere fatta nel giro di poche settimane. Di fronte alle ripetute richieste dell’uomo anche all’ambasciata italiana a Manila, viene addirittura sollecitato il test del Dna per dimostrare la paternità del piccolo.
Il calvario in Italia
Tornato in Italia – dopo un alterco con l’ambasciata – per cercare di risolvere la faccenda utilizzando i canali ufficiali romani, Maffia si mette in contatto con la Farnesina (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale). Le cose non vanno meglio, le risposte restano le stesse e viene negata anche la possibilità di organizzare un volo sanitario. Il motivo? «La Farnesina mi ha detto che non hanno i soldi per il volo sanitario, che si tratterebbe di un viaggio troppo lungo (circa 15 ore) – commenta Maffia – e allora perché a novembre la Farnesina stessa ha organizzato un volo per recuperare un medico di Emergency in Africa contagiato dall’Ebola? La risposta da Roma è stata che lui era un eroe, mentre mio figlio non lo è, quindi non merita il medesimo trattamento…».
L’iter istituzionale
Della questione è stato interessato dallo stesso Maffia anche il sindaco di Serramezzana, Anna Acquaviva. «Come figura amministrativa, ho contattato il primo cittadino per cercare di aprire un discorso a livello istituzionale», dice l’uomo. Che aggiunge: «mio figlio rischia di morire a causa delle lentezze burocratiche e della mancanza di collaborazione delle istituzioni. Io non so più a chi rivolgermi e cosa aspettare. C’è un bambino di otto mesi che ha urgente bisogno di cure, ma nessuna mi ascolta».