Cronaca Salerno, Salerno

La morte di Dario Ferrara: la Cassazione annulla la sentenza d’appello

La Cassazione annulla la sentenza d’appello del Tribunale di Salerno per la morte di Dario Ferrara, avvenuta nel 2015 a Nocera Inferiore.

Morte di Dario Ferrara: la Cassazione annulla la sentenza d’appello

La Suprema Corte ha rimesso il nuovo giudizio alla Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Per la morte del giovane di Nocera era stato condannato a 18 anni Francesco Paolo Ferraro, per omicidio preterintenzionale. L’aggressione il 29 aprile 2015 per un piccolo debito di droga. L’imputato giunse sul posto su uno scooter.

Secondo le due sentenze, Ferraro si sarebbe avvicinato a Dario, per poi colpirlo due volte alla testa con un casco. Fu soccorso dallo stesso amico, che allertò anche i soccorsi. Il 21enne entrò in coma per tre giorni, prima di morire.

Attenuanti non tenute in considerazione

La sentenza va rivista perché bisogna valutare le attenuanti generiche non concesse in 2° grado. Nulla invece sulla responsabilità di Ferraro. Il ricorso presentato dalla difesa, infatti, presenta “ricostruzioni di ineccepibile rigore logico”. Considerare le attenuanti generiche è stata una circostanza ignorata da entrambi i giudici di primo e secondo grado.

In questi termini, anche la mancata confessione di Ferraro, che aveva esercitato il suo diritto di difesa dichiarandosi innocente, rientra pienamente – come scrive la Suprema Corte – nell’esercizio del diritto di difesa, che in quanto tale non sono valutabili.

La Corte ha preso in considerazione anche le aggravanti che hanno fatto lievitare la pena da quattordici a diciotto anni, perché i giudici non hanno considerato l’assistenza dell’imputato alla vittima dopo che fu colpita, l’interesse per le sue condizioni in ospedale e la presentazione alle forze dell’ordine, il giorno dopo, con il casco utilizzato durante la colluttazione.

«Tutti elementi che dovevano essere apprezzati positivamente», dice la Cassazione, con una pena più mite. Infine non sarebbe ravvisabile la premeditazione, in quanto manca la motivazione legata all’oggetto usato durante la colluttazione tra i due giovani: il casco. Un oggetto che si usa per la guida di motocicli e quindi non da ritenere arma preordinata.

FONTE: Le Cronache

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