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Morto per il pacemaker a Scafati, tre periti in tribunale

Morì durante il ricovero in un ospedale non idoneo alle sue condizioni dovute al pacemaker. Scatta la prescrizione per 4 medici di Nocera Inferiore, imputati per la morte di Antonio Falcone, 85enne di Angri morto a Scafati il 25 maggio del 2014. Solo un quinto medico ha scelto di rinunciare alla prescrizione, continuando il processo. In ragione di ciò, il tribunale di Nocera ha nominato tre consulenti per una perizia che dovrà valutare le eventuali responsabilità dell’imputato connesse al decesso del paziente.

Scafati: decesso dopo il ricovero per il pacemaker, la vicenda

La storia, riportata da Il Mattino, dalla quale scaturì un’indagine, risale al 23 maggio 2014, quando l’uomo si recò in ospedale, con appuntamento, per problemi al pacemaker, che gli era stato impiantato nel 2004. Tre medici che lo visitarono quel giorno – tra i quali c’è anche colui che ha rinunciato alla prescrizione – erano stati accusati di aver disposto le dimissioni del paziente senza richiedere un interventospecialistico. Così come di non aver disposto il ricovero del paziente in un altro presidio, in ragione di una “situazione di sofferenza cardiaca” dovuta al cattivo funzionamento del pacemaker.

L’intervento

Un intervento di quel genere richiedeva, infatti, l’impiego di personale specializzato. Il 27 maggio invece, dunque quattro giorni dopo quella visita, l’uomo ritornò in ospedale, con il quadro clinico “gravemente compromesso” come dimostrato da esami che evidenziarono una problematica cardiaca, confermata dal cattivo funzionamento del pacemaker.

Il decesso

I due medici, in quel caso, non richiesero una consulenza cardiologica, ritenuta dalla Procura necessaria, disponendo il trasferimento a Scafati, nel reparto di broncopneumologia. La struttura fu però ritenuta «non idonea»per le problematiche del paziente. L’85enne morì dopo qualche ora dal ricovero. Il tempo trascorso ha obbligato il tribunale a dichiarare la prescrizione per tutti gli imputati, che rispondevano di omicidio colposo. Secondo l’accusa originaria, infatti, la morte dell’anziano fu dovuta al comportamento dei medici, accusati di imperizia, imprudenza e negligenza nella fase di assistenza al paziente.

Il processo

Il processo però non si è concluso, per la richiesta di uno solo dei cinque medici imputati, che ha scelto di rinunciare alla prescrizione per andare nel merito dei fatti e dimostrare la propria innocenza. Decisiva, a riguardo, sarà ora una consulenza di tre periti che valuteranno la documentazione sanitaria, i comportamenti del paziente durante gli accessi in ospedale, insieme alle condotte del medico, per capire se vi sia stato nesso tra la sua assistenza e il decesso dell’uomo, sopraggiunto dopo qualche giorno.

Fonte: Il Mattino

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