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Omicidio Anna Borsa, prima le minacce e persecuzioni poi l’omicidio: Erra condannato all’ergastolo. I giudici: “Nessuna attenuante”

anna borsa fidanzato

Anna Borsa e Alfredo Erra

Prima le minacce e persecuzioni poi l’omicidio a Pontecagnano Faiano: Alfredo Erra è stato condannato all’ergastolo per il delitto di Anna Borsa, sua ex fidanzata di 30 anni. I giudici: “Nessuna attenuante”. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino. Secondo le prime informazioni, la giovane non lo ha mai denunciato per timore di ritorsioni verso i familiari.

Omicidio Anna Borsa: Erra condannato all’ergastolo

Alfredo Erra è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della trentenne Anna Borsa e per il tentato omicidio di Alessandro Caccavale, con l’aggravante della premeditazione e dei motivi futili, oltre a una serie di atti persecutori subiti dalla vittima nei mesi precedenti al delitto. I giudici della Corte di assise di Salerno, presieduti da Vincenzo Ferrara, non hanno riconosciuto alcuna attenuante all’imputato, nemmeno il parziale vizio di mente sostenuto dal difensore di Erra, l’avvocato Pierluigi Spadafora, che aveva argomentato per un affievolimento delle capacità mentali del 42enne al momento dei fatti e per l’assenza di premeditazione. Di conseguenza, Erra è stato condannato a vita in carcere, con un periodo di isolamento di due mesi.

La sentenza è stata pronunciata ieri pomeriggio, dopo alcune ore di deliberazione in camera di consiglio. In mattinata, alle 11.30, si erano concluse le controrepliche di accusa, delle parti civili e della difesa. La decisione ha confermato le accuse presentate dalla procura di Salerno e dal pm Marinella Guglielmotti, che al termine della sua requisitoria aveva richiesto l’ergastolo nella sua forma più severa.

La ricostruzione dell’omicidio

Secondo quanto emerso dalle indagini, Anna Borsa, nei mesi precedenti al 1° marzo 2022, giorno in cui fu assassinata nel salone di parrucchiere a Pontecagnano Faiano dove lavorava, sarebbe stata oggetto di molestie da parte del suo ex, Alfredo Erra, che la seguiva e la contattava ripetutamente al telefono, inviandole messaggi incessantemente.

Non solo, la ragazza sarebbe stata aggredita, minacciata con una pistola (due colpi furono sparati sotto casa) e Erra avrebbe tentato di darle fuoco utilizzando benzina o alcol. In una chat inviata da Anna al suo nuovo fidanzato, Caccavale, si leggeva che «non viveva più, che non ce la faceva più e che Erra le avrebbe dato sempre fastidio, tutto il giorno, tutti i giorni e in ogni momento». A causa della paura, Anna Borsa aveva smesso di uscire e tutte le sue abitudini erano cambiate da quando Alfredo Erra, dopo averla lasciata e poi voluto tornare con lei, aveva iniziato a perseguitarla.

Nonostante tutto, la giovane donna era convinta di poter «risolvere le cose da sola», come aveva ripetuto più volte a amici e familiari. Non voleva denunciare l’ex fidanzato, sia per paura che potesse suicidarsi, sia per il timore delle minacce e delle ritorsioni nei confronti dei suoi familiari. Questi ultimi, attraverso gli avvocati Ivan Nigro, Rosanna Carpentieri e Stefania De Martino, si erano costituiti parte civile, mentre Maurizio De Feo rappresentava Caccavale, anch’egli parte civile per le ferite subite. L’avvocato Loredana Gemelli agiva per conto dell’associazione antiviolenza Al posto tuo, insieme al Comune di Pontecagnano e alla fondazione Polis della Regione Campania. Anna Borsa si dimostrava sempre troppo buona, fino agli ultimi attimi della sua vita, quando si preoccupava più di proteggere gli altri che di salvaguardare se stessa.

La fuga e il tentato omicidio

La mattina dell’omicidio, Alfredo Erra si recò per ben due volte nel negozio di parrucchiere in via Tevere, dove la 30enne aveva appena iniziato la sua giornata lavorativa. Nella prima visita, dopo pochi minuti, decise di andarsene, anche perché la madre della vittima era arrivata per cercare di convincerlo a lasciare in pace la figlia. Poco dopo, tornò dicendo di voler salutare la sua ex, poiché stava per partire per Milano (con una valigia posizionata davanti alla porta). Tuttavia, seguì rapidamente Anna nello sgabuzzino sul retro del negozio e, dopo aver estratto una pistola (una Walther PPK calibro 7,65 con matricola abrasa), le sparò a bruciapelo, uccidendola con un colpo alla testa.

Poi, con la stessa arma, tentò senza successo di suicidarsi (il proiettile rimase conficcato nel cranio) e successivamente cercò di uccidere anche Caccavale, che era accorso nel negozio subito dopo i primi spari e le urla delle persone presenti, ferendolo gravemente. La fuga di Alfredo Erra fu breve; fu arrestato dai carabinieri lungo l’autostrada del Mediterraneo poche ore dopo l’accaduto. «Con la condanna all’ergastolo si fa giustizia per la nostra concittadina – ha commentato il sindaco Giuseppe Lanzara – ci uniamo con grande affetto alla famiglia di Anna, in particolare al fratello Enzo, che ha portato avanti negli anni una lotta difficile e determinata contro i femminicidi insieme alle istituzioni. L’esito di questo lungo processo ci insegna a continuare a credere nella giustizia e ci sprona a denunciare prima che sia troppo tardi».

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