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Ciro Palmieri ucciso in una “mattanza”: chiesti oltre 20 anni per moglie e figlio

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Ciro Palmieri

La “mattanza” di Giffoni Valle Piana è il termine utilizzato dalle pubbliche ministere Francesca Vivaldi e Antonella Faiella per descrivere i drammatici eventi del 29 luglio 2022, quando il panettiere Ciro Palmieri fu brutalmente ucciso in quello che viene descritto come un atto di vendetta familiare.

Durante la requisitoria, le pm hanno richiesto una condanna a 25 anni per Monica Milite, moglie della vittima, e a 22 anni per Massimiliano Palmieri, figlio dell’uomo, entrambi accusati dell’omicidio. Monica Milite è difesa dall’avvocato Francesco Saverio Dambrosio, mentre il figlio Massimiliano è assistito dall’avvocato Antonietta Cennamo come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Omicidio Ciro Palmieri, chiesti 25 anni per la moglie

Secondo la ricostruzione dell’accusa, il movente del delitto affonda nelle tensioni familiari e nei presunti maltrattamenti che Ciro Palmieri avrebbe inflitto per anni alla moglie e ai figli. Tuttavia, le magistrate hanno sottolineato che l’azione omicidiaria non può essere giustificata né come legittima difesa né attraverso l’attenuante della provocazione.

“C’è una sproporzione assoluta tra il lancio di una bottiglia da parte della vittima e la violenta reazione scatenata dalla mogli” hanno dichiarato le pm. La reazione di Monica Milite sarebbe stata il preludio di quanto accaduto nei successivi tre minuti, il tempo sufficiente per consumare l’omicidio. Palmieri fu colpito ripetutamente con tre coltelli diversi in varie parti del corpo, subendo un’aggressione che l’accusa ha definito “abnorme rispetto al pericolo percepito in quel momento”.

La dinamica del delitto

La sequenza dei fatti descritta in aula evidenzia una violenza brutale e premeditata. Dopo il primo colpo inferto con una mazza, Monica si sarebbe armata di un coltello, iniziando a colpire il marito. Intanto, i figli avrebbero trattenuto Ciro, consentendo alla madre di infierire sul corpo.

“Una volta colpito a morte, avrebbero potuto fermarsi, ma non è stato così”, hanno osservato le magistrate. “L’accanimento è proseguito anche quando l’uomo era ormai privo di vita. Lo scempio sul cadavere è stato aberrante”. Il corpo di Palmieri, infatti, fu successivamente mutilato e rinchiuso in sacchi di plastica, in una macabra scena che ha lasciato un segno indelebile nella comunità.

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