Cronaca Salerno, Salerno

Omicidio Marzia Capezzuti: “Si poteva salvare. Denunciai tutto, non mi credettero”

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Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti

Era febbraio 2022 quando Stefania De Martino, avvocata dello sportello anti-violenza di Pontecagnano, ricevette una testimonianza inquietante da una sua cliente. La donna le raccontò di una ragazza segregata in casa, vittima di torture e sevizie. Marzia Capezzuti, 29 anni, veniva tenuta prigioniera in uno sgabuzzino, costretta a subire violenze inaudite: bruciature di sigaretta sulla pelle, percosse, capelli strappati, umiliazioni continue, fino a essere obbligata a bere urina e dormire a terra.

Omicidio Marzia Capezzuti: “Si poteva salvare”

Di fronte a un quadro così drammatico, l’avvocata denunciò immediatamente i fatti ai carabinieri, evidenziando il rischio imminente per la vita della giovane. “Mi hanno ascoltata, hanno ricevuto la denuncia, ma poi tutto si è fermato lì”, racconta De Martino in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno.

Marzia Capezzuti era originaria di Milano e si era trasferita a Pontecagnano, in provincia di Salerno, per seguire il fidanzato. L’8 marzo 2022 scomparve nel nulla. Dopo mesi di ricerche, i suoi resti furono ritrovati nell’ottobre dello stesso anno in un casolare abbandonato. Dalle indagini emerse che la giovane era stata vittima di torture e che il suo corpo, ormai senza vita, sarebbe stato addirittura dato in pasto ai maiali.

Nel processo per il suo omicidio sono imputati Maria Barbara Vacchiano e Damiano Noschese, la coppia che teneva la ragazza segregata. Il figlio minorenne della coppia, allora 15enne, aveva rivelato il delitto in una videochiamata con la sorella su Instagram. Per questo è stato condannato a 16 anni di carcere. I genitori, invece, sono stati rinviati a giudizio.

La denuncia inascoltata e il senso di frustrazione

Stefania De Martino, testimone chiave nel processo, ripercorre con amarezza quei mesi. La denuncia iniziale le era stata riferita da una donna che aveva frequentato la casa degli imputati e conosceva la situazione. Per accertarsi della veridicità delle affermazioni, l’avvocata aveva consultato i servizi sociali di Pontecagnano, scoprendo che la famiglia era già seguita, ma nessuno era mai stato a conoscenza di simili atrocità.

Prima di rivolgersi ai carabinieri, De Martino volle raccogliere il maggior numero di elementi possibili. Quando presentò la denuncia, segnalò il grave pericolo di vita in cui si trovava Marzia. Tuttavia, la sua segnalazione fu ritenuta poco fondata perché la fonte non era considerata attendibile. “Mi hanno detto che la persona da cui era partita la segnalazione aveva dei conflitti con i Vacchiano e quindi la sua testimonianza non era considerata affidabile”, spiega l’avvocata.

Nonostante ciò, De Martino insistette, presentando una seconda denuncia e sottolineando la necessità di intervenire. “Ho ribadito che era mio dovere farlo, sia come avvocata che come donna. Ho detto loro: ‘Ora fate quello che ritenete giusto’”, ricorda con rammarico.

Le ricerche e il tragico epilogo

A giugno 2022, la polizia giudiziaria la contattò per confermare le informazioni fornite, poiché nel frattempo il padre di Marzia, residente a Milano, aveva denunciato la sua scomparsa. A metà marzo, infatti, nessuno aveva più avuto sue notizie. La conferma più tragica arrivò a ottobre, quando il corpo senza vita della giovane venne ritrovato.

Oggi, guardando indietro, De Martino prova un profondo senso di frustrazione e responsabilità: “Sono sempre più convinta che, di fronte a una notizia di reato di questa gravità, bisogna insistere ancora di più. Marzia si poteva salvare”.

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