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Femminicidio di Silvia Nowak, il compagno indagato intervistato a La Vita in Diretta: “Non avevo motivi per ucciderla”

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Intervista a La Vita in Diretta

Il compagno di Silvia Nowak, Kai Dausel, indagato per l’omicidio della donna è stato intervistata a La Vita in Diretta in onda su Rai 1: “Non avevo motivi per ucciderla. Se alla Procura fa comodo mettermi in galera che facciano pure”. Lo riporta OndaNews.

Omicidio Silvia Nowak, il compagno intervistato a La Vita in Diretta

Per la prima volta in televisione, Kai Dausel, 62 anni, indagato per l’omicidio di Silvia Nowak, la donna di origini tedesche trovata senza vita in una pineta a Ogliastro Marina, frazione di Castellabate, ha rilasciato un’intervista. A un mese dal tragico ritrovamento, l’uomo è stato ospite del programma “La Vita in Diretta” su Rai 1.

“Un delitto deve sempre avere un movente”, ha dichiarato Dausel durante il colloquio con il giornalista Ercole Rocchetti, inviato del programma condotto da Alberto Matano. “Era lei ad avere i soldi, io non possiedo nulla e non ho alcun vantaggio finanziario. I miei risparmi sono sul conto di Silvia e non sono registrato come erede, quindi non guadagno niente. Ho sentito voci secondo cui avrei voluto appropriarmi del suo patrimonio, ma in realtà non ricevo nulla.”

Il delitto passionale

Tuttavia, il delitto potrebbe essere stato provocato anche da motivi di natura passionale o da gelosia. Dausel risponde a questa questione: “A Silvia e a me la sessualità non interessava più. Entrambi avevamo perso ogni interesse. Ma di quale gelosia stiamo parlando? Mia moglie non aveva più alcun desiderio di avere relazioni con altri uomini. Non provo più nulla, non posso più subire nulla – prosegue -. Se per la Procura è utile mettermi in prigione, lo facciano pure; desidero solo che continuino le indagini.”

La ricostruzione della scomparsa

Successivamente, ricostruisce il giorno della scomparsa: “Ero con alcuni amici, abbiamo pranzato insieme e siamo rimasti insieme fino alle 15. Poi sono andato a riposare, come faccio di solito. Ho dormito nel camper: durante l’interrogatorio non ho mai affermato di aver dormito sulla sedia davanti a casa. Ho sentito abbaiare il cane più anziano e ho capito che qualcosa non andava, perché quando c’è Silvia lui non abbaia. C’erano il cellulare, lo zainetto e l’auto, quindi al massimo dopo mezz’ora sarebbe tornata. Per questo motivo mi sono preoccupato.” Riguardo alle telecamere, chiarisce: “Ero convinto che la telecamera che ha ripreso Silvia e che puntava sul nostro terreno avesse registrato anche me, ma poi ho realizzato che non era così e ho notato che, a causa della sua posizione, non ha ripreso il camper. A questo punto ho capito di non avere un alibi, ma per me non è un problema.”

Kai e Silvia non erano coniugati e risiedevano a Castellabate da tre anni, legati dall’amore per i cani e per la natura. “Devo capire prima con chi prendermela; finché la Procura non identifica il colpevole, non so dove canalizzare la mia rabbia.”

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